Nel favoloso mondo di Amelie tutto funzionava alla perfezione, grazie alla decisione della protagonista di «mettere le cose a posto». Lo stesso sembrava anche nel favoloso mondo nerazzurro, schierato compatto a difesa di Roberto Mancini nonostante la scorsa stagione si fosse chiusa con un sostanziale fallimento. Colpa dei giocatori, che non capivano le richieste del tecnico e non riuscivano a tradurre in campo gli insegnamenti ricevuti in settimana.
Proprio a Mancini, come ad Amelie, spettava quindi il compito di «mettere le cose a posto» a partire dal ritiro per la stagione 2015/16. Il tecnico, annunciando di volere un’Inter in grado di lottare per lo scudetto già nel prossimo campionato, aveva chiesto nove acquisti: sembrava una pazzia e invece la fatidica quota 9 si sta avvicinando. Sono arrivati Jovetic (Manchester City), Kondogbia (Monaco), Miranda (Atletico Madrid), Montoya (Barcellona), Murillo (Granada) e Biabiany (svincolato dal Parma) e la società sta proseguendo le trattative per arrivare a Perisic (Wolfsburg) o Perotti (Genoa), magari a Felipe Melo (Galatasaray) e soprattutto per riuscire a regalare all’allenatore quel terzino sinistro ritenuto fondamentale per garantire alla squadra l’assetto migliore: in ballo ci sono Alex Telles (Galatasaray) che però piace anche al Chelsea di Josè Mourinho, Masuaku (Olympiacos) e Criscito (Zenit).
Si è riproposta esattamente la stessa situazione dello scorso anno, quando di fronte ai risultati negativi Mancini si affrettava a sottolineare, con il pieno sostegno della società, i progressi compiuti dal punto di vista del gioco e della qualità del fraseggio in campo. Adesso, dopo tre sconfitte consecutive, si ripete lo stesso copione: sconfitte sì, ma vuoi mettere i progressi di Kondogbia? E poi in questa fase della stagione, aspettando Jovetic a fianco di Icardi e Palacio, quello che conta è solo mettere minuti nella gambe, minuti che torneranno buoni con gli interessi quando il campionato entrerà nel vivo.
Le voci di corridoio parlano però di un presidente Thohir per la prima volta contrariato (e forse qualcosa di più) per i risultati ottenuti. La linea di credito aperta nei confronti di Mancini è stata finora praticamente illimitata, al punto da riconfermare con decisione il tecnico nonostante il fallimento di tutti gli obiettivi possibili della scorsa stagione (Europa League, posto Champions, posto Europa League, Coppa Italia).
Oltre alla mancanza di risultati il numero uno nerazzurro non ha per nulla gradito il fatto che l’allenatore, per ribadire la necessità di arrivare a chiudere rapidamente per un terzino sinistro, invece di formulare la richiesta a quattr’occhi abbia voluto segnalare pubblicamente la questione schierando in amichevole il giovane Dimarco.
Un’incomprensione che rimane un semplice granellino di sabbia in un ingranaggio destinato a diventare perfetto? Forse sì, ma intanto Thohir ha iniziato a farsi qualche domanda in più sul rendimento di Mancini in termini di punti: va bene il miglioramento del gioco, peraltro spesso apprezzato solo dallo stesso allenatore e non visibile per il grande pubblico. Va bene anche mettere minuti nelle gambe, ma quello che conta alla fine sono i punti. E Mancini, finora, ha avuto il problema di averne fatti davvero pochi, amichevoli di inizio stagione incluse.
Fonte: SOLE 24 ORE