L’Istat vede al rialzo la crescita italiana, più vicini gli obiettivi del governo

infortunio-sul-lavoroMILANO – Migliora il quadro economico italiano tracciato dall’Istat, con una crescita annua rafforzata nel terzo trimestre e la possibilità di chiudere il 2016 al +0,9%: gli obiettivi fissati dagli ultimi documenti del governo sono ormai a portata di mano.

L’Istituto di statistica ha tracciato l’andamento dei conti economici trimestrali, che dicono di una crescita dello 0,3% del Pil nel periodo luglio-settembre rispetto al trimestre precedente. Se si guarda invece alla variazione sul terzo periodo del 2015, la crescita del Prodotto italiano viene innalzata rispetto alle prime stime: si passa dallo 0,9% all’1%. La “cifra tonda” mancava dal secondo trimestre del 2011.

La revisione al rialzo spinge la variazione acquisita per il 2016 a +0,9%, dal +0,8% precedente: tanto farebbe il Pil nell’intero anno se non ci fosse alcuna variazione nell’ultimo trimestre. In pratica, se anche l’Italia Spa inchiodasse di colpo in chiusura d’anno (e gli economisti sottolineano che la performance sarà debole), centrerebbe ampiamente l’obiettivo posto dall’esecutivo nell’aggiornamento del Def (+0,8%), che fu comunque una scommessa al ribasso rispetto alle idee di primavera. Nella revisione dei dati comunicata oggi dall’Istat è anche da sottolineare il miglioramento della performance del Pil nel secondo trimestre dell’anno, portato da una crescita zero rispetto al primo trimestre al +0,1%.

Il flusso dei dati dall’Istituto è stato caratterizzato dal blocco della sala stampa scattato in mattinata per l’azione del coordinamento dei precari dell’Istituto. “L’inasprimento delle forme di mobilitazione – hanno spiegato – determina il peggioramento delle modalità con cui l’Istat comunica i suoi dati”. Sono stati “bloccati i briefing telefonici dai 350 precari dell’istituto che rivendicano la stabilizzazione dei propri contratti di lavoro attraverso una misura normativa che deve essere inserita nella legge di Bilancio che andrà in discussione al Senato la prossima settimana”.

Tornando ai dati, si evidenzia la dinamica positiva dei principali aggregati della domanda interna: crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate dello 0,7% e le esportazioni dello 0,1%. La domanda dall’estero ha pesato per lo 0,1% sulla crescita del Prodotto, mentre contributi positivi sono arrivati dalla domanda nazionale al netto delle scorte (0,3 punti percentuali) e dalla variazione delle scorte (0,1 punti percentuali). Andamenti trimestrali positivi sia per il valore aggiunto sia dell’industria (+0,8%) sia dei servizi (+0,1%), mentre il valore aggiunto dell’agricoltura registra un calo dell’1,5%.

La notizia dell’Istat fa il paio con la buona rilevazione degli indicatori Pmi sul manifatturiero, calcolato da Markit: l’indice italiano si è portato a novembre a 52,2 punti (sopra 50 punti si indica espansione), contribuendo insieme alla Spagna alla crescita dell’Eurozona nel suo complesso. Come ricostruito da Repubblica in edicola ieri, poi, c’è una inversione di tendenza sulla crescita del debito/Pil, frutto del combinato disposto di una crescita a ritmo più lento del debito pubblico e di un paso in avanti da parte del Prodotto, con effetti sul rapporto tra le due componenti. La Banca d’Italia ha infatti censito a 2.212,6 miliardi il debito di settembre, con un incremento del “solo” 0,9 per cento rispetto al settembre di un anno prima. E’ una crescita, ha spiegato l’economista Marco Fortis, molto bassa rispetto ai recenti standard italiani: l’avvisaglia di un rallentamento che non si registrava dal 2003, ben prima delle crisi finanziarie degli Usa che si sono riverberate in tutto il mondo.

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