L’ITALIA ASCOLTA L’OCSE QUANDO LE STA BENE

L’Ocse pubblica il rapporto Going for Growth che detta un severo richiamo al governo italiano facendo osservare che il duopolio Rai-Mediaset è un’anomalia che va corretta senza ulteriori indugi.

Il messaggio diretto al governo italiano, riguarda il settore televisivo italiano, ancora una volta richiamato, dove putroppo, nel concreto, ancora una volta in Italia non si muoverà una foglia.

Come rileva lo studio, il dominio di società statali e di una società privata va corretto, quindi l’Organizzazione di Parigi rinnovando una raccomandazione annosa (e mai osservata), rivolge la richiesta all’Autorità per la Concorrenza di valutare il grado di competitività nei media televisivi italiani.

Ma cosa ci sarà nel profondo che impedisce al governo italiano di intervenire e sanare la situazione? Ma certo, il mercato pubblicitario, quindi una mare di denaro che l’attore privato vuole dirottare nelle proprie casse. Il privato è Mediaset? Chi è Mediaset? Mah.

Ora veniamo ai dati che sono più eloquenti di mille discorsi. La società di sondaggi Nielsen ci dice che in gennaio il totale degli spot televisivi valeva 340,5 milioni di euro. Sottolineo, tre-cento-quaranta-milioni- di-euro. Una cifra riferita ad un solo mese, davvero ingente. Ma Nielsen ci da un ulteriore dato davvero significativo: nel primo mese dell’anno lo share di Mediaset si è abbassato a livello tendenziale di una quota tripla rispetto alla Rai, e ciononostante le reti della famiglia Berlusconi hanno visto crescere la quota pubblicitaria dal 63,8% al 65,2%, mentre la raccolta Rai è scesa dal 25,7% di gennaio 2010 al 24,3% di gennaio 2011. Siamo alla magia dei numeri?

Quindi Mediaset, e più nello specifico Publitalia, risulta quasi-monopolista nella raccolta e nella determinazione di prezzi e pacchetti offerti agli inserzionisti. Invero a fronte di un calo di ascolti, registra un aumento di introiti finanziari di cospicua entità. In sostanza la correlazione tra audience e raccolta pubblicitaria viene inspiegabilmente smontata e incredibilmente invertita.

Ma veniamo al duopolio. Cosa sarà mai questo maledetto duopolio? Chi lo vorrà conservare? Perché non si privatizza la Rai e non si fa più pagare il canone agli italiani?

Innanzitutto va evidenziato che la Rai conserva nel tempo una scarsa competitività nel mercato pubblicitario e non si scorgono interventi per migliorare la situazione. Altresì si evidenziano vari vincoli gravanti sulla Rai, tra i quali quello più penalizzante quello sul versante della raccolta di risorse pubblicitarie, un controbilanciamento di cui la concorrenza  ne trae beneficio e spiegabile dal fatto che l’emittente pubblica italiana incassa i soldi del canone.

Pertanto se c’è il duopolio, se una parte del duopolio ha le mani legate perché incassa il canone di abbonamento, se chi è al governo ha tutti gli interessi che la situazione rimanga allo status quo, perché la Rai dovrebbe essere privatizzata e gli italiani non pagare più la tassa?

Attualmente in Italia la legge che regola la materia è il cosiddetto “Ddl Gasparri”. Un vestitino cucito su misura per farlo indossare da una “Persona”. E’ indubbio come tutto questo porti enormi vantaggi ad alcune realtà del mondo della comunicazione in Italia, prima di tutti la Mediaset e il gruppo editoriale di proprietà Berlusconi.

(8 aprile 2011)