De Rita, credo il più grande conoscitore dell’Italia, dice che l’Italia non è così come la dipingono.
Soprattutto gli italiani.
Al contrario di Jessica Rabbit, però, dice che sono gli altri a dipingerci buoni.
Usa un dato, di un’analisi di Alessandra Ghisleri, per dirci in faccia, che è poi quel che fa da sempre, che siamo un popolo di guardoni.
Che si fa abbindolare dal personaggio del momento, prodotto dalla Tv e dai social.
Qual è il dato? Che dice tutto di noi?
Questo.
Il 70 per cento degli italiani si dichiara soddisfatto della propria vita.
Ma solo il 23 per cento e’ soddisfatto di come vanno le cose nel posto in cui vive: l’Italia.
Che proprio un postaccio non è…
Mi sarebbe piaciuto fosse stata posta un’altra domanda: dove vorresti vivere?
Sono sicuro della risposta: in Italia.
Ecco.
Fra quel 70 per cento e quel 23 per cento cosa c’è?
C’è la polverizzazione della società italiana, direbbe ancora De Rita.
C’è la frattura, lo strappo, gli strappi, la frammentazione, di ogni tessuto sociale.
Di ogni comunità umana, sociale, politica, religiosa.
Quelli della mia generazione hanno avuto il privilegio…… di vedere: “le strade, le piazze gremite. Di gente appassionata
Sicura di ridare un senso alla propria vita
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso
La mia generazione ha perso”.
Direbbe ancora oggi Gaber, ancor più di ieri.
Fra quel 70 e quel 23 c’è l’assenza dei partiti, dei sindacati, dei corpi intermedi, delle parrocchie, delle scuole, della scuola, come comunità vivente, produttrice di pensiero critico.
Abbiamo distrutto tutto. Disintermediato tutto.
Le parrocchie sono vuote.
I partiti comitati elettorali, partiti del leader, di proprietà, i sindacati e le associazioni di categoria, macchine burocratiche, prestatrici di servizi, senza politica, visione e pensiero.
La scuola fabbrica di se stessa.
Rincorre progetti da farsi finanziare e alunni da promuovere, come risultato dei progetti finanziati. Quando invece dovrebbe educare alla vita, con spirito critico.
Non ci rimane che la Tv. I Talk, i Tg, i giornali partito, i social.
Imprese piccole e grandi che fatturano la rabbia. Che va prima creata e poi usata per aumentare il fatturato.
Fabbriche di percezione del falso.
I crimini diminuiscono, dicono i dati del
Viminale, da 20 anni, per i media sono in aumento sempre. Fiumi di parole. Nuovo fatturato.
E noi guardiamo( guardoni) e votiamo i manager della rabbia. Del momento. Intercambiabili.
Dai, buon 2024.
Guardiamo più Checco Zalone e meno le Gruber o i Formigli o i Giordano. Ascoltiamo Gaber, leggiamo De Rita.
Andrà meglio.
Sergio Pizzolante