
Enrico Forzese è il candidato outsider alle prossime elezioni comunali e coordinatore dei giovani di Fratelli d’Italia. Un passato di militanza rivendicato in Azione Universitaria e nelle formazioni giovanili di Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia, che Forzese non rinnega ma di cui, anzi, è orgoglioso. “Oggi, su L’Espresso, e? stato pubblicato un articolo vergognoso e falso, che vorrebbe ricostruire il mio percorso politico utilizzando i comunicati ‘fake’ dei centri sociali“, ha spiegato Forzese, più volte nel mirino della sinistra locale.
A infastidire l’esponente di Fratelli d’Italia è stato l’utilizzo di un post “ironico”, dai tratti vagamente satirici, pubblicato più di un anno fa dal profilo Facebook della pagina Csoa Gabrio, un centro sociale della periferia torinese. Il post è nato come strumento di scherno per Fratelli d’Italia ma pare sia stato scambiato dal settimanale come virgolettato di Enrico Forzese. In particolare, L’Espresso cita questa frase: “Che ridicola la magistratura comunista che in questo paese ha il controllo. Roberto paga per il suo impegno a fianco della causa sovranista. Paga il suo essere un accanito oppositore di centri sociali, anarchici e no Tav“.
Si tratta della crasi di un post ben più lungo comparso sulla pagina Facebook del Csoa Gabrio dopo l’arresto di Roberto Rosso, che per l’Espresso “ha scritto Forzese dopo l’arresto di quello che definisce ‘un camerata, un vero identitario’“. Ma Enrico Forzese non ci sta: “E? sconcertante che una testata nazionale getti fango su una persona senza neanche verificare le fonti: nel pezzo – infatti – mi vengono messe in bocca, con tanto di ‘virgolettato’, frasi estrapolate da un post “ironico” realizzato dai centri sociali dopo l’arresto di Roberto Rosso: uno scivolone giornalistico senza precedenti, che verra? chiarito nelle opportune sedi legali“.
Ma c’è un altro aspetto che a Enrico Forzese dà probabilmente ancora più fastidio, ed è quello delle pietre d’inciampo che qualche tempo fa a Torino vennero affiancate da adesivi dei militanti. “In un’altra azione i membri del Fuan hanno incollato degli adesivi con scritto ‘Difendi Torino’ a fianco di due pietre di inciampo dedicate a due studenti di religione ebraica, deportati nei campi di sterminio nazisti“, ha scritto il settimanale. Ma già ai tempi, quando la notizia uscì fuori, il gruppo accusato dell’azione prese pubblicamente le distanze da quel gesto, come dimostrato da un articolo di Torino Oggi. Anche in quel caso furono annunciate azioni legali per diffamazione ma, soprattutto, venne chiesto dal movimento un incontro con la Comunità Ebraica: “Un fatto che non ci appartiene e che venne messo in campo dalla sinistra per screditarci, come fu platealmente dimostrato in quei giorni“. Per Forzese, qualcuno staccò gli adesivi che i militanti attaccarono ai pali per metterli accanto alle pietre d’inciapo e fare la foto.
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