Era andato, come sua abitudine, a ritirare la pensione, nell’ufficio postale vicino alla sua abitazione. Una normale attesa prima di arrivare allo sportello e poi la semplice richiesta: «Vorrei incassare i soldi, 500 euro». Ma la sorpresa che attendeva il settantunenne di origine piemontese, ma da una vita trasferitosi a Rimini, era davvero di quelle che lasciano il segno: «Ci spiace, ma è impossibile consegnarle il denaro. C’è un blocco sul suo conto».
L’uomo ha dapprima pensato ad un guasto del sistema, poi è arrivata la doccia fredda: «Sul suo conto corrente è in atto un pignoramento da parte di Equitalia. Lei deve la bellezza di 15milioni e 357mila euro». Il pensionato (che è assistito dall’avvocato Stefano Caroli), prima ha pensato ad uno scherzo e si è messo a ridere, poi, vedendo che l’impiegato postale era quanto mai serio, si è quasi sentito male.
Una pensione da 500 euro o poco meno bloccata per un debito da oltre quindici milioni di euro con Equitalia.
«Abbiamo già inviato una lettera ad Equitalia–dichiara l’avvocato Caroli–dove chiediamo l’immediata revoca del provvedimento di pignoramento. Per legge non si può pignorare la parte di pensione, di assegno o di indennità necessaria per assicurare al pensionato i mezzi adeguati alle esigenze di vita; tale parte di pensione è attualmente fissata in euro 525,89, importo considerato minimo vitale per la sopravvivenza dell’individuo».
Ma perchè Equitalia aveva fatto scattare il provvedimento? Il settantenne nel 1995 era rimasto coinvolto nella maxi inchiesta ‘Long Drink’, il grosso giro di triangolazioni con San Marino che aveva coinvolto molte società per mille miliardi di fatture emesse.
Le società erano in realtà ‘fantasma’, così avevano accerto fiumi e fiumi di intercettazioni e di indagini e servivano per non versare l’Iva. Molte di queste società avevano come amministratori delle ‘teste di legno’ che si prestavano a figurare con tutti i rischi penali del caso.
Tra questi anche il pensionato di 71 anni che era finito nel calderone del centinaio gli imputati: l’inchiesta era poi stata prescritta nel maggio del 2007, ma Equitalia non dimentica e batte cassa.
Il Resto del Carlino