L’OPINIONE DI MICHELE GUIDI (ORGOGLIO OPERAIO)

Le condizioni dell’economia nei prossimi mesi peggioreranno e chiederanno ai cittadini forti sacrifici
Saranno problemi serissimi per i lavoratori a San Marino, aldilà della loro cittadinanza (frontalieri), se si resterà nella famosa lista nera.

 Le aziende sammarinesi, meglio posizionate economicamente rispetto a quelle italiane, hanno una maggior possibilità di uscire in avanti dalla crisi rispetto a quelle italiane, ma è indispensabile che la Repubblica sia riconosciuta, come un tempo, come luogo affidabile e trasparente. Il governo sostiene che le richieste italiane, da un anno a questa parte, sono cambiate.

 Dalla convenzione contro le doppie imposizioni del 2002, che l’Italia non ha mai voluto ratificare, si è passati all’accordo di cooperazione del 2006 che questa volta San Marino non ha voluto sottoscrivere, fino ad arrivare nel giugno del 2009 alla definizione di un’intesa sul nuovo scambio d’informazioni sul modello Ocse. Ma anche questo accordo è saltato e oggi viene richiesto lo scambio automatico di informazioni. In parole povere l’Italia chiede le cose che hanno sempre chiesto Visco, Padova Schioppa e Tremonti: basta col segreto bancario per effettuare un controllo pieno sui cittadini. Se questo avverrà, rappresenterà indubbiamente un punto di svolta per la nostra economia, una svolta epocale.

Il tempo sta per finire e la partita si giocherà nei prossimi giorni. Il rammarico è quello di pensare di poter rattoppare il sistema fondato sull’anonimato societario e sul segreto bancario, senza metterlo in discussione ed ora sta crollando senza avere predisposto un’alternativa concreta. Dobbiamo porci in difesa della nostra economia reale, quella fatta del lavoro delle persone, dobbiamo difendere il made in San Marino. I cittadini stanno reagendo, le manifestazioni spontanee degli ultimi giorni lo dimostrano.

 Ma la crisi del sistema è forte, lo scudo fiscale ha comportato la riduzione di un terzo delle risorse gestite dalle banche. Le entrate per lo Stato sono in forte riduzione (- 20% secondo le stime più ottimistiche), l’imposta monofase è in caduta verticale e indurrà i prossimi governi a un indebitamento, ad un aumento delle imposte dirette sui redditi, al taglio dei servizi (welfare), all’aumento delle tariffe, all’applicazione dei ticket per le prestazioni mediche e i medicinali.

Le varie componenti sociali in questo contesto tenderanno a difendere le proprie posizioni mettendo in discussione quelle delle altre. E’ assai probabile che nel prossimo futuro ci troveremo costretti a gestire un scontro sociale senza proporzioni, uno scontro sopratutto tra poveri. Sammarinesi contro frontalieri, lavoratori dei settori privati contro dipendenti pubblici, giovani senza lavoro contro pensionati troppo ricchi. Per i nostri giovani l’alternativa per trovare lavoro sarà quella di recarsi oltre confine. Questo scontro sociale va prevenuto e devono essere date oggi le risposte utili per il futuro. Condivido quindi quanto ha detto Tito Masi affermando la necessità di una “coscienza collettiva a favore del cambiamento”. Condivido anche quello che dice rispetto all’Unione Europea.

Del resto la scelta della trasparenza e dell’allineamento agli standard internazionali è inevitabile e se non vogliamo solo subire il cambiamento “dobbiamo muoverci per vedere se è possibile utilizzare le opportunità che l’adesione all’Ue può offrirci”. Bravo Masi, finalmente una voce che ragiona in prospettiva. Convinci anche altri del tuo partito che pare abbiano fatto una forte marcia indietro. Per prevenire lo scontro sociale che si profila all’orizzonte occorrono politiche per il lavoro fondate sul diritto-dovere e sulla formazione permanente, occorre la salvaguardia delle nostre aziende, occorre normalizzare i rapporti con l’Italia è vero,ma non lasciamo all’ultimo posto l’inevitabile percorso avvicinamento all’Europa .

 

(Michele Guidi – Orgoglio Operaio)