Lorenzo Busignani – E.C.S.O.: ANCORA SULLE BANCHE E SULLA LORO CRISI !!

Superamento della crisi:
Facile è parlare dei problemi del passato, meno delle strategie future.
Le principali debolezze del sistema finanziario sammarinese sono la scarsa
diversificazione della clientela e l’insufficiente livello di competenza
degli operatori.
Il primo punto è facile da comprendere ma ben più difficile da risolvere.
Occorrerebbe aumentare la clientela non-sammarinese e non-italiana, ma per
farlo è necessario risolvere il secondo punto su cui San Marino è sempre
stato abbastanza restio a fornire concessioni, vale a dire attirare
personale qualificato, possibilmente non italiano.
Il personale altamente qualificato nel campo finanziario è abituato a
muoversi e trasferirsi a seconda delle opportunità di mercato, ma non è
abituato a muoversi in un paese che non gli concede la residenza per
principio. Nessun inglese o americano si trasferirà mai a lavorare da
semi-clandestino a San Marino.
Nei paesi concorrenti succede il contrario: prima si prospettano le gioie
della residenza nel paese, vedi il cantone di Zug in Svizzera, Malta e Hong
Kong, giusto per citare qualche esempio.
Poi si offre il lavoro.
In Lussemburgo c’è una fiorente attività finanziaria dovuta certo alla
riservatezza che offre un paese unico nel suo status di paese Europeo con
segreto bancario. Ma  il Lussemburgo prospera perché una qualsiasi
multinazionale è incentivata a trasferirsi nel paese dalla possibilità, tra
le altre cose, di trovare tutto il personale che necessita.
Ora, a San Marino, quanto Direttori Contabili ci sono che parlano
correttamente inglese e che hanno esperienze significative di lavoro
all’estero? O Direttori Marketing? Ben pochi, ( certo non si vuole attaccare gli attuali operatori ).
Quindi, la prima via di uscita dalla deriva odierna dovrebbe essere quella
di attirare personale straniero (non-italiano) di alto livello, in grado di
diversificare geograficamente l’attività finanziaria e apportare
conoscenze.
Personale qualificato aumenterebbe anche il moltiplicatore economico,
spendendo in Repubblica i propri emolumenti e trasferendo capitali propri.

La clientela seguirebbe dopo qualche tempo il trasferimento di questi nuovi
operatori, aggravando quindi la crisi odierna con un aumento dei costi non
corrisposto da un immediato aumento di ricavi. Stiamo parlando di
investimenti per il futuro e quindi questo sfasamento temporale è
assolutamente accettabile.
Tuttavia, si potrebbe accorciare questa fase con la trasformazione da
off-shore (prevalenza di capitali di non residenti) a centro in-shore, dove
i capitali fanno riferimento a residenti (ma non necessariamente
cittadini).
Ancora una volta ci si deve ispirare ai successi di Montecarlo e della
Svizzera.

Lorenzo Busignani