Loro c’erano Molti italiani non ci sono. … di Sergio Pizzolante

Il Buongiorno di Mattia Feltri di sabato dice tutto.
Dice tutto anche del chiacchiericcio immondo che c’è in Italia sulla guerra.
Sulla guerra di invasione, per essere più precisi.
Dice tutto dei melmosi Talk italiani, delle Berlinguer, delle Gruber, dei Porro, dei Formigli, dei Floris e della nuova infornata di “esperti” per fare spettacolo. Sulla guerra.
Per conquistare qualche spettatore in più.
Gli “esperti”, alcuni, che invocano la resa degli eroici resistenti ucraini e sperano nella fine di Zelensky, per non fare arrabbiare Putin.
Cosa volete che sia la perdita della libertà degli ucraini di fronte a Putin che se si arrabbia ci butta la bomba atomica?
Cosa volete che sia la libertà, di tutti noi, di fronte al pericolo di morte?
Bisogna “umanizzare” Putin, altrimenti si incazza.
Secondo questa logica tutti noi, tutti, siccome Putin è incazzoso ed ha la bomba atomica, prima o poi ci dovremmo arrendere.
E intanto ci arrendiamo rispetto ad ogni sentimento umano, rispetto ad ogni principio di resistenza verso i violenti, gli invasori, i folli, i tiranni, di ogni specie.
Questo modo di pensare mi fa schifo.
E credo che farebbe schifo anche a quelli che c’erano, 70 anni fa, che andarono a combattere, per resistere, che applaudirono gli americani che ci liberarono.
Oggi quelli che vogliono arrendersi a Putin dicono, nei Talk e nei bar che la colpa è degli americani, se Putin si è incazzato.
Che in realtà la guerra la vogliono prolungare gli americani che danno le armi agli ucraini.
Perché altrimenti Putin si fermerebbe.
Si calmerebbe.
Branco di idioti.
Io mi vergogno.
Soprattutto in Italia vive questo dibattito.
Quelli che c’erano, che fecero la Resistenza, con le armi di americani ed inglesi, si vergognerebbero dell’Anpi di oggi, dei partigiani da operetta dell’Anpi di oggi, che non vogliono dare le armi agli ucraini.
Per difendersi. Come si difesero loro.
Quando una settimana fa, quando sono arrivate a casa mia, in fuga dalla guerra, due ragazze ucraine, con i loro tre ragazzi, mio suocero, 90 anni, è venuto a salutarli.
Li ha guardati in faccia, non riusciva a parlare, le lacrime agli occhi, il volto che arrossiva, la tristezza infinita, il dolore.
Lui c’era.
Ha riconosciuto lo stesso dolore.
Lo stesso spavento.
Lui c’era. E c’è ancora.
Molti invece scappano.
Idioti.
Sergio Pizzolante