Una nuova, drammatica escalation scuote la California. Nel cuore di Los Angeles, da venerdì in preda alle proteste contro la politica anti-immigrazione dell’amministrazione Trump, si è assistito nelle ultime ore a un inasprimento senza precedenti della repressione. Il presidente Donald Trump, intervenuto oggi – lunedì 9 giugno – su Truth Social, ha ordinato l’arresto immediato di chiunque indossi una mascherina, definendo la situazione “davvero brutta” e invocando “l’invio delle truppe”.

Le manifestazioni, inizialmente pacifiche, si sono trasformate in violente sommosse: veicoli dati alle fiamme, bottiglie incendiarie lanciate contro gli agenti, scontri corpo a corpo nel centro cittadino. Alcuni video mostrano manifestanti con il volto coperto mentre attaccano le forze dell’ordine. Secondo le autorità locali, almeno 27 persone sono state arrestate finora. Tra i reati contestati figurano il lancio di una molotov e il tentativo di investire agenti con una motocicletta.
Il capo della polizia di Los Angeles, Jim McDonnell, ha parlato in conferenza stampa di “agenti sotto assedio”, confermando che tre poliziotti sono rimasti feriti negli scontri. Mentre le unità speciali continuano a presidiare le vie principali, la California Highway Patrol ha arrestato 17 manifestanti durante lo sgombero della Highway 101. Altri 10 sono stati fermati in centro città.
Intanto, la Guardia Nazionale è passata all’uso dei proiettili di gomma, puntati ad altezza occhi e gambe, come testimoniato da una giornalista presente sul posto. E in queste ore si valuta il dispiegamento di 500 marines, su ordine del segretario alla Difesa Pete Hegseth. Secondo quanto riferito da ABC News, le truppe sono già in stato di allerta, pronte a intervenire in supporto alle forze locali.

Il decreto firmato da Trump e divenuto operativo oggi ha aggiunto benzina sul fuoco: vietato l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di 12 Paesi, tra cui Afghanistan, Iran, Yemen, Eritrea e Libia. “Una misura per proteggere la sicurezza nazionale”, si legge nel testo ufficiale. Ma per molti, tra cui il governatore della California Gavin Newsom, è solo l’ennesima prova di un approccio autoritario. “Incitare alla violenza, militarizzare le città, perseguitare gli oppositori: questo non è da presidente, è da dittatore”, ha scritto su X.
La situazione resta tesa e in continua evoluzione, mentre gli occhi del Paese – e del mondo – sono puntati su Los Angeles.