Ancora un anno scolastico inizia in Afghanistan, e ancora una volta, le ragazze adolescenti vengono crudelmente escluse dall’istruzione secondaria per mano del regime talebano. È il terzo anno consecutivo che a milioni di giovani donne viene negato il fondamentale diritto all’apprendimento, condannandole a un futuro di porte chiuse.
Mentre i talebani fingono di impegnarsi a creare un sistema educativo femminile “conforme ai principi islamici”, la realtà è ben diversa. Le loro azioni parlano più forte delle parole: scuole sbarrate, insegnanti costrette a seguire un rigido codice di abbigliamento e una totale mancanza di trasparenza riguardo a un ipotetico piano per la riapertura delle scuole superiori femminili.
Questo non è solo un attacco all’istruzione, è un attacco sistematico ai diritti umani delle donne e delle ragazze afghane. È “apartheid di genere”, come sottolineano tragicamente le Nazioni Unite. Si tratta di una strategia deliberata per relegare le donne ai margini della società, negando loro il potere che deriva dall’istruzione e dall’indipendenza economica.
Le affermazioni dei talebani secondo cui le madrase, scuole religiose incentrate sugli studi islamici, possano sostituire l’istruzione secondaria laica, sono offensive e palesemente false.
La comunità internazionale non può rimanere in silenzio di fronte a tale barbara regressione. Il mancato riconoscimento ufficiale del regime talebano e la pressione esercitata dai governi stranieri sono passi importanti, ma non è abbastanza. Serve un’azione concertata per costringere i talebani a invertire la rotta e riaprire le scuole a tutte le ragazze afghane.
Io credo che la Repubblica di San Marino, anche alla luce del processo di associazione all’Unione Europea, debba rivedere e potenziare il proprio ruolo di aggregatore di pace.
Mi piacerebbe leggere nei programmi dei partiti che si presenteranno alle urne un maggiore impegno per fare sì che l’Antica Terra della Libertà diventi luogo simbolico e neutrale dove le uniche armi siano quelle della diplomazia e del dialogo.
Non possiamo voltar le spalle alle ragazze afghane. Il loro futuro, e il futuro dell’Afghanistan, dipende dall’accesso all’istruzione. Come ha detto il premio Nobel, Malala Yousafzai, “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. È ora che i talebani permettano a ragazze innocenti di tenere in mano quella penna e scrivere il proprio destino.
David Oddone
(La Serenissima)