Lugo, la strategia della Poggiali: “Rosa morì per cause naturali”

Non ci sono alternative alla conferma dell’ergastolo o a una clamorosa assoluzione. Daniela Poggiali lo sa: e per provare a ribaltare tutto, si è affidata a un nuovo collegio difensivo e a quattro nuovi esperti di medicina legale, tossicologia e cardiologia. Stamattina in corte d’assise d’appello a Bologna l’ex infermiera ripartirà esattamente dal verdetto letto la sera dell’11 marzo scorso dalla corte d’assise di Ravenna: l’ergastolo appunto.

Già dalla prima udienza la 44enne cercherà di dimostrare che non è stata lei a uccidere l’8 aprile 2014 una sua paziente, la 78enne Rosa Calderoni di Russi, con una iniezione letale di potassio fatta a poche ore dal ricovero nell’ospedale ‘Umberto I’ di Lugo. E lo farà provando a dispensare ai giurati questo dubbio: che la 78enne non sia morta a causa di qualsivoglia iniezione di potassio. Ma che il suo decesso per choc cardiaco sia arrivato piuttosto a causa della sue precarie condizioni di salute, già compromesse da diverse patologie. Il Resto del Carlino