
Arriva la clamorosa svolta targata Giuseppe Conte, che inizia a tracciare la strada in vista dell’imminente crisi di governo che Italia Viva aprirà nelle prossime ore. La situazione sta esplodendo: i renziani tra questa sera e domani ritireranno i ministri e staccheranno la spina ai giallorossi. È questa la convinzione che circola e che viene via via confermata dal partito fondato da Matteo Renzi. Ma da Palazzo Chigi è giunta una novità che rischia di cambiare le carte in tavola: trapela che se l’ex sindaco di Firenze si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva.
Un vero e proprio siluro, a cui seguono le posizioni in difesa di Giuseppi da parte delle altre forze di maggioranza. Anche Vito Crimi, reggente del Movimento 5 Stelle, aveva annunciato questa linea: “Non si può abbattere la casa e poi fare un sorriso e dire che va tutto bene. Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto. Se ora, nelle condizioni in cui siamo, qualcuno si chiama fuori e saluta la compagnia, per noi è fuori e resta fuori definitivamente“.
“Non ci sono alternative”
Ospite di SkyTg24, Nicola Zingaretti ha provato a lanciare un appello di buonsenso sottolineando come il Partito democratico chieda sì un rilancio dell’azione giallorossa, ma non di rafforzare lo scacchiere al punto di farlo cadere: “È un grave errore politico“. Il segretario del Pd si è detto inoltre convinto che la maggioranza possa trovare un accordo sul programma, ribadendo la totale fiducia nei confronti di Conte e dicendosi contrario con i partiti che scaricano sempre su qualcuno le responsabilità: “Penso che abbia tutte le caratteristiche per continuare a guidare questa alleanza, come abbiamo chiesto e sollecitato, anche promuovendo un’innovazione di contenuti, che è il patto di legislatura“. Il presidente della Regione Lazio ha infine bocciato l’ipotesi delle elezioni anticipate: “Sarebbero una sciagura ma a volte nella storia della Repubblica si è arrivati alle elezioni non perché lo si è deciso, ma perché si rotola verso le elezioni“.
“In questo Parlamento non c’è alternativa a questa maggioranza e a Conte“, affermano i due capigruppo di Liberi e uguali Loredana De Petris e Federico Fornano. Che sottolineano un “passo avanti importante” fatto sulla bozza del Recovery Fund consegnata ieri ai partiti. Ritengono che sarebbe “assurdo” bloccarne l’iter di approvazione. Bisogna infatti ricordare che il pericolo di una crisi al buio è proprio questo: il Parlamento sarebbe costretto a sospendere i lavori facendo così saltare i tempi per l’approvazione entro un mese – come chiesto dall’Europa – del piano italiano sul Recovery Fund.
La replica
Non si è fatta attendere la replica di Matteo Renzi, che nella sua Enews ha voluto mettere le cose in chiaro: “A differenza di ciò che raccontano a reti unificate i cantori del pensiero unico, non c’è nessuna richiesta di poltrone, nessuna polemica pretestuosa, nessun atto irresponsabile“. E, sulla base del nuovo piano pandemico, ha colto l’occasione per rilanciare il tema relativo al Meccanismo europeo di stabilità: Dice: ‘Se ci sono poche risorse, bisogna scegliere chi curare’. Ho una idea più semplice. Se ci sono poche risorse, prendiamo il Mes. Ci vuole tanto a capirlo?“.
A esprimersi è stata pure Teresa Bellanova, che ha incolpato il premier per i ritardi e la fase di stallo a cui si è arrivati: “Renzi, Zingaretti, Crimi e Speranza hanno partecipato a un incontro con il presidente Conte, in cui era stato deciso di riscrivere una parte di programma. Andava concluso questo lavoro entro novembre, poi Conte ha deciso che aveva altro da fare. È Conte che sta tenendo in ostaggio la sua maggioranza e il Paese“. Il ministro delle Politiche agricole, intervenuto a L’aria che tira su La7, ha confermato che questa esperienza è arrivata al capolinea: “Questa fase è chiusa, ora bisogna capire se c’è possibilità di riscrivere un progetto di governo“.
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