La Commissione Naz. Rsm per l’UNESCO ricorda l’anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Per ricordare l’anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, la Commissione nazionale sammarinese per l’UNESCO, con il patrocino della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri e della Segreteria di Stato per l’Istruzione e Cultura, in collaborazione con la Giunta di Castello di Domagnano, organizza per lunedì 29 novembre due incontri, rivolti agli alunni e alle alunne delle classi della Scuola media, con Enaiatollah Akbari.

Gli incontri si svolgeranno nelle sedi della Scuola media (ore 8.30 -10 sede di Città-Fiorentino; ore 10.30 -12 sede di Serravalle).

Enaiatollah Akbari è un ragazzo afgano la cui storia è stata raccontata da Fabio Geda nel libro “Nel mare ci sono i coccodrilli”.

La sua vicenda evidenzia la difficile situazione in cui ancora oggi molti bambini e bambine sono costretti a vivere; i diritti umani che la Convenzione a dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

afferma, e che gli Stati si sono impegnati a rispettare, vengono in realtà quotidianamente ignorati e

violati.

Enaiatollah Akbari fugge da un Paese martoriato da lunghe guerre, sperimenta la dura fatica del

lavoro minorile e della clandestinità, che per un bambino è particolare condizione di paura,

insicurezza, vulnerabilità.

Passando attraverso esperienze difficili anche solo da ascoltare, Enaiatollah durante il percorso che

lo porta dall’Afganistan all’Iran, alla Turchia, fino in Grecia e poi in Italia, incontra anche persone che

gli offrono aiuto e che, superando pregiudizi e diffidenza, riconoscono in lui un bambino.

Arrivato in Italia, incontra la generosa accoglienza di una famiglia che dimostra concretamente come

i diritti umani possono essere rispettati, promossi e tutelati non solo dagli Stati, ma anche dalle scelte

quotidiane di ciascuno.

Enaiatollah Akbari sarà a San Marino accompagnato dalla sua famiglia italiana e domenica 28 sarà

possibile ascoltare la loro testimonianza alle ore 21 presso il ristorante Cesare. (per chi lo desidera, è

possibile partecipare anche alle cena. Per info: Commissione naz. sammarinese UNESCO

0549882256 oppure com.sanmarino@unesco.sm)

Recensioni del libro “Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enantollah Akbari”, Fabio Geda, ed. Baldini

Castoldi Dalai

Prendete un bambino che non sa quando è nato. Immaginate che abbia un sorriso gentile e malinconico e una

nutrita dose di ironia, e che intorno ai dieci anni cominci un viaggio verso qualcosa che non conosce, alla

ricerca di un posto qualunque in cui crescere. Mettiamo che questo bambino sia nato nella provincia di

Ghazni, nel Sud-est dell’Afghanistan, che appartenga all’etnia hazara, quella dai tratti mongolici, perseguitata

da pashtun e talebani, e che il suo viaggio lo porti ad attraversare, oltre alla propria nazione, il Pakistan, l’Iran,

la Turchia e la Grecia, per trovare, dopo cinque anni spesi in strada tra lavori improbabili, speranze impreviste

e momenti drammatici, una casa e una famiglia in Italia. Se questo giovane afghano, che oggi ha vent’anni,

avesse voglia di raccontare la propria storia a qualcuno che accetti di scriverla, che sappia farsi permeare

dalle sue parole, masticando ricordi nel tentativo di restituirli al lettore con la stessa forza narrativa di un

romanzo, rispettandone lo sguardo e le verità, e se incontrasse Fabio Geda, ecco che, allora, il risultato

sarebbe questo libro. Un tentativo entusiasta e dialogico di ricucire i pezzi di una vicenda personale, quella di

Enaiatollah Akbari, strappati via dagli eventi drammatici della nostra storia recente, tra Medio Oriente e

Occidente. Brandelli di voci, di visi, di avvenimenti sparsi nelle stanze della memoria dall’incedere della vita. In

un viaggio, cartina alla mano, che Enaiatollah Akbari ripercorre anche quando dimenticare sarebbe più

semplice, e che racconta, ri-racconta, soprattutto a se stesso, ma con la speranza che tutti lo ascoltino.

(www.lafeltrinelli.it)

Ci sono storie che aspettano solo di essere raccontate e lettori che attendono solo di poterle leggere. La storia

di Enaiatollah Akbari è una di queste: troppo emozionante, troppo commovente, troppo “vera” per restare

nell’ombra. Lo scrittore piemontese Fabio Geda l’ha scoperta e trasformata in un libro. Centocinquanta pagine,

raccontate in prima persona e tutto d’un fiato dal giovane protagonista, che ripercorre le tappe della sua

odissea, da un piccolo villaggio adagiato sul fondo di una sperduta valle afghana all’Italia, dove ha deciso di

fermarsi per riannodare i fili spezzati della sua vita. Nascere in Afghanistan è preludio a un’esistenza difficile.

Nascere hazara equivale a una vera e propria condanna. Sin dall’infanzia Enaiatollah sconta sulla sua pelle le

discriminazioni riservate a quelli come lui, che, naso piatto e occhi a mandorla, appartengono a un’etnia

minoritaria tenacemente osteggiata dalla maggioranza pashtun. La sua famiglia è minacciata e il padre

costretto a lavorare per i trafficanti afgani fino al tragico incidente che gli costa la vita. I talebani chiudono con

la violenza la sua scuola trucidando un coraggioso insegnante davanti ai suoi occhi. Per questo, quando

compie dieci anni, la madre lo porta a Quetta, in Pakistan, nella convinzione che un futuro incerto in un nuovo

paese sia meglio di un destino già segnato in patria. Enaiatollah è solo, per la prima volta lontano da casa, in

un paese molto pericoloso. Con un’intraprendenza e una forza d’animo che è per noi difficile immaginare in un

bambino della sua età, riesce a sopravvivere procurandosi lavoretti di fortuna. Quando la situazione diventa

insostenibile fugge in Iran e lavora tra i clandestini nei cantieri edili e nelle cave di pietra. Da qui raggiunge la

Turchia, con una marcia estenuante attraverso impervi valichi montuosi, e Istanbul, nascosto nel doppio fondo

di un camion, una vera e propria tomba in movimento dove tocca la morte con mano. Poi una rocambolesca

traversata in gommone fino alle coste greche e da lì, un po’ per caso un po’ per fortuna, in Italia. Per anni la

vita di Enaiatollah è una fuga continua tra poliziotti corrotti e violenti e trafficanti di uomini senza scrupoli. Ma

anche in questo desolante panorama fanno la loro consolatoria apparizione la compassione e la solidarietà.

Hanno il volto di un’amorevole vecchina greca, di un generoso ragazzo veneziano, di un’accogliente famiglia

piemontese. I loro gesti di gratuita umanità dimostrano che non tutto è perduto, che è ancora possibile

restituire la speranza a un’esistenza troppe volte ferita e umiliata. Nel mare ci sono i coccodrilli è un libro che

emoziona e commuove, ma fa anche sorridere. Nonostante la drammaticità dei fatti raccontati, mantiene

sempre un tono lieve e pacato, con un pizzico di ironia, da cui traspare l’ottimismo che è la grande forza del

protagonista. È un libro che punta diritto al cuore e ci invita a riflettere. Dopo averlo letto non potremo più

voltarci dall’altra parte e fingere di non vedere il carico di sofferenza nascosta dietro lo sguardo di molti

immigrati clandestini. Sarà impossibile non interrogarsi su cosa possiamo o dobbiamo fare, come nazione e

singoli cittadini, per evitare che odissee come quella del piccolo Enaiatollah Akbari si ripetano ogni giorno.

(www.ibs.it)