La giornata più lunga di Maurizio Lupi si è conclusa alle sette di sera nello studio di Porta a Porta dove si stava registrando la puntata andata poi in onda in seconda serata: «Domani dopo l’informativa alla Camera rassegnerò le mie dimissioni». Così il ministro delle Infrastrutture ha messo la parola fine a pressioni, critiche e attacchi che da tre giorni lo tenevano al centro della scena politica, da quando nelle carte dell’inchiesta fiorentina sugli appalti pilotati erano saltati fuori telefonate tra lui e Ercole Incalza per aiutare il figlio, Luca. Quel figlio che il ministro nelle trasmissione di Bruno Vespa ha difeso con forza: «Attaccate me, ma lasciate stare lui. Sul suo conto sono state dette cose vergognose. Gli ho detto di parlare con Incalza solo per chiedergli dei consigli, suggerimenti, visto che Incalza è un ingegnere riconosciuto a livello internazionale. La telefonata di Incalza a Perotti non può essere addebitata a me». «La cosa vergognosa – ha proseguito – è che da 4 giorni, presso la società americana di New York dove lavora mio figlio, arrivino giornalisti, televisioni, telefonate che chiedono della sua raccomandazione. Questa società ha fatto un comunicato per dire che Luca è stato preso perché è bravo». Poi una confessione: «Mia moglie non voleva che mi dimettessi. Mi ha detto “non hai fatto niente”. Lei è insegnante di religione e quando ho deciso di restare ministro anche con il governo Renzi, dopo la caduta di Letta, lei non ha condiviso la mia scelta e non è venuta al giuramento. Ma oggi non voleva che mi dimettessi».
Per Maurizio Lupi non c’era nulla in quelle telefonate che giustificasse il suo addio al governo. Ma a convincerlo ieri, è stato l’ultimo colloquio con Renzi e Alfano a palazzo Chigi e la sensazione di essere stato abbandonato anche dal suo partito, l’Ncd, dal quale non sono arrivate grandi difese. Lupi si è sentito solo, senza nessuno a difenderlo. La scelta di «sacrificarlo» raccontano, sarebbe stata decisa per far posto ad altri esponenti del Nuovo Centrodestra, magari con incarichi minori nel governo, e accontentare così Renzi che da tempo voleva mettere mano alla lista dei ministri per ridimensionare il peso della formazione di Alfano. E con l’uscita di Maurizio Lupi potrebbe arrivare un incarico per Gaetano Quagliariello.
Tutta aperta invece la partita su chi potrebbe prendere il suo posto. In prima posizione potrebbe esserci Raffaele Cantone presidente dell’autotorità anti-corruzione. Un magistrato che consentirebbe al premier di «coprirsi» anche rispetto alle critiche che gli sono arrivate proprio dalle toghe. Ma c’è anche la possibilità di uno scambio di incarichi, con Andrea Orlando spostato alle Infrastrutture per cedere il suo posto proprio a Cantone.
L’altro nome emerso per il dopo Lupi è quello di Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, già «candidato» a occupare quella casella nel governo Renzi, ma superato all’ultimo momento proprio dall’esponente di Cl. Moretti ha dato prova in Ferrovie dello Stato – e ora in Finmeccanica – di sapere fare «pulizia» all’interno delle realtà che è andato a dirigere, accompagnando sempre il rinnovamento a una importante opera di spending review. A rendere però complicato l’arrivo di Moretti al ministero di Porta Pia c’è il procedimento in corso sul disastro ferroviario di Viareggio, avvenuto quando Moretti era ancora amministratore delegato delle Ferrovie. Difficile, spiegano comunque fonti parlamentari, credere «che Ncd “sacrifichi” un ministro, che non risulta nemmeno indagato, senza avere una contropartita». Ed è proprio per questa ragione che le stesse fonti invitano ad «allargare lo sguardo» su altre caselle rimaste scoperte nel governo. Quella degli Affari Regionali, rimasta vuota dopo le dimissioni di Lanzetta e «arricchita» dalla delega per il Sud. E qui entra in scena il nome di Gaetano Quagliariello, così da ripristinare gli equilibri politici dentro l’esecutivo. Si tratta solo di ipotesi, per il momento, di un primo ventaglio di nomi sui quali è aperta una riflessione in Parlamento e tra le forze di governo. Una discussione che potrebbe avere anche tempi lunghi, almeno fino alle regionali. E Matteo Renzi potrebbe mantenere l’interim alle Infrastrutture.
Ma le dimissioni di Lupi aprono anche scenari all’interno di Ncd. L’ex ministro potrebbe decidere di lasciare il Nuovo Centrodestra per tornare di nuovo a Forza Italia. E con lui potrebbe andare anche Nunzia De Girolamo. Del resto nelle ultime settimane Silvio Berlusconi ha intensificato le telefonate agli esponenti di Ncd proprio per provare a farli tornare in FI.
«Renzi non mi ha mai chiesto dimissioni – ha spiegato ieri sera Lupi intervenendo a «Porta a Porta» – È interesse di Renzi non indebolire la coalizione di governo, che non è un monocolore Pd». Ma il ministro si è anche difeso: «Non ho mai ricevuto favori o ricevuto qualcosa per il servizio della mia funzione, però la cosa migliore è che io mi assuma tutte le mie responsabilità ma salvaguardi la mia famiglia». «Non me la sono sentita di dire a mio figlio di restituire il Rolex – ha proseguito – Forse ho sbagliato. Non so. Ma con Perotti ci conosciamo da una vita, lo conosco da tredici anni, è un amico di famiglia, le nostre famiglie passano Sant’Ambrogio insieme ogni anno: perché avrei dovuto chiedere favori a Ercole Incalza quando conosco Perotti benissimo?». Il tempo.it