“L’utero in affitto sarà il colpo finale alla famiglia”. Bagnasco contro Renzi: “Trascurati problemi come il lavoro che manca, la povertà e il gioco d’azzardo”

vescovi“Anche se si afferma che sono cose diverse – osserva Angelo Bagnasco – in realtà (le differenze tra unioni civili e matrimoni, ndr) sono solo dei piccoli espedienti nominalistici o degli artifici giuridici facilmente aggirabili”.

“La recente approvazione della legge sulle unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia”.

Non ha dubbi il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Nella prolusione all’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, aperta ieri dall’intervento di Papa Francesco, il capo dei vescovi italiani osserva che “anche se si afferma che sono cose diverse in realtà le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalistici o degli artifici giuridici facilmente aggirabili”.

La legge sulle unioni civili, prosegue Bagnasco, “sancisce di fatto una equiparazione almatrimonio e alla famiglia” e “le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà”.

Bagnasco punta il dito contro la politica che, troppo concentrata sulle unioni civili, non ha posto la necessaria attenzione su altri gravi problemi: il lavoro che manca, la povertà, le dipendenze come quelle legate al gioco d’azzardo sono i problemi del Paese rispetto ai quali “la gente vuole vedere il parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo.

Per questo non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma aschemi ideologici“.

“La povertà assoluta – ricorda Bagnasco – investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 della popolazione italiana. Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo a volte anche attraverso la via della corruzione personale o di gruppo”.