Macerata, sinistra infoiba il ricordo. Cori choc: ”Ma che belle son le foibe da Trieste in giù”

“Ma che belle son le foibe da Trieste in giù”. Inneggiano alla tragedia degli italiani esuli dell’Istria e della Dalmazia.

E lo fanno durante quello che dovrebbe essere un corteo antifascista, contro la violenza e contro le discriminazioni. Alla faccia. Durante la manifestazione a Macerata dopo la morte di Pamela Mastropietro e la folle caccia all’immigrato di Luca Traini, la sinistra ci casca ancora. E sulle note di una canzone della Carrà, gli antagonisti di “Aktion Antifaschisriche” e i centri sociali del Nord Est deturpano il Ricordo di loro compatrioti fuggiti dalle vessazioni del regime di Tito. Vicino a loro sventolano le bandiere dell’Anpi, di Emergency, di Libera, della Fiom, dell’Arci, di Rifondazione comunista, di Potere al popolo e di alcune associazioni di migranti.

Non è una novità, purtroppo. E pensare che il giorno del ricordo è stato istituito per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”. Ma per qualcuno non è così. Il 10 febbraio diventa ogni anno la data in cui calpestare la memoria degli italiani uccisi è considerata lotta al fascismo. Non c’é spazio per il ricordo. Non c’é spazio per gli eventi in memoria dei caduti. Non c’é targa o minuto di silenzio per quegli italiani uccisi dal rossissimo Tito. Quei morti per mano rossa non devono esistere, devono essere cancellati. Rispediti (nuovamente) in quella fossa carsica che li ha inghiottiti nel 1943. In un modo o in un altro.

Ne possono essere una prova le proteste targate Pd che volevano stoppare le manifestazioni del ricordo di CasaPound e Forza Nuova a Torino con la scusa fossero indette da associazioni “fasciste”. “Chiediamo una parola netta e forte su una manifestazione che è organizzata da formazioni che hanno espresso solidarietà al pazzo di Macerata e che rischia di trasformarsi in un corteo fascista”, ha strillato il segretario provinciale del Pd Mimmo Carretta. L’Anpi gli ha fatto eco: manifestazioni da vietare “per il carattere neofascista in base alla norma della XII disposizione della Costituzione e delle leggi Scelba e Mancino”. E ancora: ad Ancona una delegazione di centri sociali ha occupato pacificamente Palazzo Camerata per fermare il comizio del partito di destra e ha chiesto l’annullamento del corteo del 10 febbraio. A Torino hanno pensato bene di infangare con una bomboletta di vernice la lapide in ricordo dell’esodo dei Giuliano-Dalmati : “In Istria i fasci stupravano”, hanno scritto a caratteri cubitali. A Seriano (Milano), in un volantino che pubblicizzava la conferenza indetta dall’Anpi “Fascismo, Foibe, Esodo” si parla delle vittime, ma non di comunismo. A Orvieto hanno ben pensato di organizzare in questi giorni una mostra fotografica sugli orrori del fascismo, guarda caso, in Jugoslavia. A Tivoli invece Fratelli d’Italia è insorta e ed ha espresso “sconcerto e rammarico per la condotta del sindaco Giuseppe Proietti e dei suoi consiglieri, che nonostante si fossero impegnati con una mozione votata a larga maggioranza ad intitolare una piazza o una via ai Martiri delle Foibe, ad oggi non ha ancora dato seguito agli impegni presi con i cittadini”.

Quando la protesta e il dialogo non bastano, si arriva addirittura alle mani. “Si getta fango sui partigiani e gli jugoslavi, descrivendoli come assassini. Non si dice invece che gli italiani per anni hanno occupato la Jugoslavia”, ha detto una giovane di sinistra a Il Mattino di Padova. Nella città di Sant’Antonio i contestatori hanno provato ad avvicinarsi a Palazzo Nassiriya di piazza Capitaniato – dove si teneva un incontro di Fratelli d’Italia sulle foibe – e di fronte al blocco dalle forze dell’ordine sono passati all’attaccato degli agenti, anche loro considerati “fascisti”. Violenze anche a Pavia durante l’evento organizzato dall’Associazione Culturale Recordari. Un gruppo di 50 persone appartenente ai Collettivi di sinistra ha tentato di aggredire un folto gruppo di persone riunita per non dimenticare gli italiani morti nelle foibe. Passando per una via laterale alla piazza in cui si stava volgendo l’evento, i manifestati hanno tentato l’aggressione. La polizia è riuscita ad allontanarli reagendo con la forza, evitando il peggio.

Ma non basteranno le proteste, i monumenti oltraggiati e le violenze: il 10 febbraio non muore, vive nel ricordo. Il Giornale.it