Arriva dall’Italia la notizia che 531.000 lavoratori sono ricercati dalle imprese a settembre, con un aumento del 48% delle posizioni non coperte rispetto all’anno precedente.
I dati emergono dal Bollettino del Sistema Informativo Excelsior, un rapporto realizzato da Unioncamere con Anpal. Tuttavia, dietro tali numeri si nasconde una domanda critica: manca il lavoro o manca la volontà e la formazione per farlo?
È innegabile che il mercato del lavoro italiano stia attraversando una fase di profonda turbolenza.
Le aziende cercano costantemente nuovi talenti, ma il 48% delle assunzioni programmate rimane irrealizzato. Le difficoltà di reperimento coinvolgono molteplici settori, con quote che superano il 60% per figure tecniche e operai specializzati. Tuttavia, è fondamentale analizzare le ragioni per trovare soluzioni a lungo termine.
Le imprese dichiarano che la “mancanza di candidati” è la principale causa delle difficoltà, con il 31,7% delle imprese che la indicano come problema. Ma cosa significa esattamente “mancanza di candidati”? Forse il problema sta nella mancanza di giovani qualificati disposti a occupare queste posizioni? In effetti la “preparazione inadeguata” viene citata dal 12% delle imprese, suggerendo che una parte dei candidati non ha la formazione richiesta.
Ciò porta a riflettere sul sistema educativo e formativo italiano (e probabilmente anche su quello sammarinese). I giovani devono investire in una formazione mirata e orientata alle esigenze del mercato del lavoro. Se da un lato il lavoro può sembrare scarso, dall’altro potrebbe essere il caso che manchi la preparazione adeguata da parte dei candidati. Gli istituti educativi, le università e i centri di formazione professionale dovrebbero lavorare in stretta collaborazione con le aziende per garantire che i giovani acquisiscano le competenze richieste.
Tuttavia, non possiamo ignorare il problema dei salari. In molti casi, i lavori offerti sono sottopagati. Una situazione che può scoraggiare potenziali candidati qualificati e alimentare il ciclo di carenza di personale. Le imprese dovrebbero essere pronte a offrire retribuzioni competitive per attirare e trattenere i migliori talenti.
Le disparità territoriali sono un altro aspetto da considerare. Le regioni del Nord Est sembrano essere più colpite, con il 53,4% del personale richiesto che è difficile da trovare. Questo potrebbe essere dovuto alla concentrazione industriale in tali aree.
Per quanto riguarda i tipi di contratti, il tempo determinato continua a essere la forma contrattuale più comune, rappresentando il 53,4% del totale. Un dato che riflette la natura incerta del mercato del lavoro: incentivare una maggiore stabilità allora, potrebbe rappresentare una soluzione.
Infine, la crescente dipendenza dalla manodopera straniera è un segnale da non sottovalutare. Il 20,4% delle entrate totali sono rappresentate da lavoratori stranieri.
In fondo se non riusciamo a formare e qualificare i lavoratori locali, dobbiamo essere pronti ad accoglierli da altre parti del mondo. Certamente questa non è l’unica chiave di lettura.
In Italia ci troviamo di fronte ad una questione particolarmente complessa. Non possiamo semplicemente biasimare il mercato del lavoro o i giovani in cerca di occupazione. È necessaria una strategia di collaborazione tra scuola, imprese e governo per garantire una forza lavoro qualificata e motivata. Solo così è possibile promuovere una crescita economica sostenibile.
Sfide che riguardano naturalmente la stessa Repubblica di San Marino, con un occhio al processo di associazione all’Unione Europea.
David Oddone