
Torna lo spauracchio della patrimoniale. L’emendamento alla manovra a prima firma Fratoianni (Leu) e Orfini (Pd) è stato riammesso, come si legge nelle comunicazioni della commissione Bilancio. L’imposta sostitutiva sui grandi patrimoni è tornata in pista “in considerazione della difficoltà di effettuare una puntuale quantificazione riguardo alla stima degli effetti di gettito derivanti, fermo restando che più puntuali informazioni potranno essere acquisite in proposito dal Governo nel corso dell’esame dell’emendamento stesso”.
Nello specifico cosa prevede la proposta dei due parlamentari di sinistra? L’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, sostituendoli con un’aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni. La base imponibile per il calcolo dell’imposta è una ricchezza “netta” superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro.
Per il 2021, invece, la proposta di modifica prevede un’aliquota del 3% per i patrimoni superiori al miliardo di euro. L’emendamento prevede inoltre, per i patrimoni all’estero “suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia”, multe che vanno dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato.
“Riparte l’assalto ai risparmi degli italiani”, tuona il senatore Alberto Bagnai, responsabile economico della Lega. “Riammesso l’emendamento alla legge di bilancio sulla patrimoniale targata Fratoianni-Orfini. Dalla sinistra una misura insensata, che colpisce la classe media senza incidere sui veri grandi patrimoni, tutti custoditi in paradisi fiscali. Si vogliono mettere le mani nei portafogli e nei conti correnti degli italiani già martoriati dalla crisi economica e pandemica. La Lega farà le barricate in commissione e in aula affinché questa vergogna non vada in porto”.
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