Manovra: si studia modifica a Opzione donna, nodo coperture

Il governo lavora ad una possibile modifica della norma relativa ad Opzione donna, inserita in manovra. Lo si apprende da diverse fonti della maggioranza. Il tema, secondo quanto viene riferito, dovrebbe essere oggetto anche di una riunione informale con esponenti di maggioranza e la ministra del Lavoro Marina Calderone. Un’eventuale modifica, tuttavia, è legata al problema delle coperture: la norma attuale, che limita l’anticipo pensionistico alle sole lavoratrici svantaggiate, restringe molto la platea e per modificarla servono risorse aggiuntive.

Su Opzione Donna “si sta lavorando alacremente con il Mef per capire quale possa essere la soluzione più adeguata da mettere in campo. Non posso fare annunci oggi. Ma stiamo lavorando”, ha spiegato il sottosegretario del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon, rispondendo a una domanda sulle notizie di riunione al Ministero.

“Chiederemo alla maggioranza un impegno ulteriore sulla detassazione dei nuovi assunti – ha detto Silvio Berlusconi, intervenendo in videoconferenza all’assemblea del gruppo di Forza Italia alla Camera -, anche per offrire un lavoro a giovani che oggi vivono col reddito di cittadinanza, e per aumentare le pensioni più basse, gravemente erose dall’inflazione”.

Tutte le proposte avanzate da Carlo Calenda durante l’incontro a Palazzo Chigi saranno esaminate in modo approfondito, da Industria 4.0 alla riforma del reddito, fanno sapere, intanto, fonti del governo rispondendo ad una domanda al riguardo.

La manovra approderà nell’Aula della Camera il prossimo 20 dicembre alle 10.30 con la discussione generale, secondo quanto ha stabilito la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio. Le votazioni avranno inizio dalle 14. 

PENSIONI –Nel 2023 “a fronte di 726,4 milioni” che finanziano gli interventi sulle pensioni pevisti in manovra (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale), “si sottraggono al sistema 3,7 miliardi tra taglio della rivalutazione delle pensioni in essere (-3,5 miliardi) e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata nelle Pmi in crisi (-200 milioni). Se si considera il triennio, le mancate rivalutazioni ammonteranno a 17 miliardi”. Queste le stime dell‘Osservatorio previdenza di Cgil e Fondazione Di Vittorio, secondo cui “le risorse che saranno effettivamente spese saranno poco più di un terzo: 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni”. “Per sostenere le piattaforme unitarie sul lavoro, fisco e welfare anche oltre la manovra e per chiedere al governo di modificare le scelte in corso di discussione in Parlamento, la Uil chiede a Cisl e Cgil di avviare un percorso di mobilitazione regionale e\o territoriale e di categorie sui posti di lavoro. Percorso da articolare in accordo con i territori e non escludendo nessuno degli strumenti di mobilitazione sindacali”: così il documento approvato dall’esecutivo nazionale Uil, secondo cui la legge di bilancio “contiene molte scelte” che giudica “sbagliate” e “iniquo” il blocco della rivalutazione per le pensioni.

La Cgil prevede che nel corso del 2023 le persone ce accederanno a Quota 103, Ape sociale e Opzione donna saranno nel complesso 25.615 corrispondenti al 40% delle uscite stimate dal governo (90.172) nel Ddl Bilancio 2023. In un report sulle misure in materia previdenziale la Cgil stima per le tre misure una spesa complessiva di 274,3 milioni di euro, ” di gran lunga inferiore rispetto a quella stanziata dal governo (pari a 726,4 milioni) e, di conseguenza, un futuro risparmio di 452,1 milioni”. Le misure previdenziali approvate dal Consiglio dei ministri “sono molto limitate, largamente insufficienti e, in alcuni casi, addirittura peggiorative rispetto al quadro normativo vigente”. Lo sostiene il segretario confederale del sindacato Christian Ferrari presentando un Report sulle misure del Governo secondo il quale a fronte di 726,4 milioni di euro che finanziano i diversi interventi (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale e altro), si sottraggono al sistema ben 3,7 miliardi di euro tra taglio della rivalutazione delle pensioni in essere (-3,5 miliardi solo nel 2023) e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata nelle PMI in crisi (-200 milioni). Se si considera il triennio, le mancate rivalutazioni ammonteranno a 17 miliardi. In realtà, le risorse che saranno effettivamente spese – sulla base della dell’analisi della Cgil – saranno poco più di un terzo: 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni poiché solo una parte minoritaria della platea stimata dal Governo accederà alle misure per l’uscita. “Non vengono affrontate in alcun modo – afferma Ferrari – le criticità presenti nel nostro sistema pensionistico, e men che meno si prefigurano le condizioni per una riforma complessiva del nostro impianto previdenziale. Nessun superamento della legge Fornero, dunque, e nemmeno la possibilità di accedere al pensionamento con 41 anni di contribuzione. Gli slogan e le promesse elettorali, ancora una volta, si configurano come vera e propria pubblicità ingannevole. In sostanza, non solo non c’è alcun miglioramento né allargamento delle tutele e dei diritti previdenziali, ma c’è un intervento regressivo rispetto alla situazione attuale’”. “Si fa cassa sulle spalle di lavoratori e pensionati – dice – per tagliare le tasse a professionisti da 85.000 euro annui. Intanto, nessuna risposta ai giovani, a chi svolge lavori gravosi e, soprattutto, alle donne, che hanno pagato il prezzo più salato delle “riforme” degli ultimi 15 anni”.

LA MOBILITAZIONE CGIL – ll Comitato direttivo della Cgil “dà mandato alla segreteria nazionale, nel confronto con Cisl e Uil, di mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie, nessuna esclusa, per sostenere le piattaforme unitarie e le nostre richieste tese ad ottenere le risposte necessarie ad affrontare questa fase che rischia di peggiorare rapidamente la condizione delle persone, aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali, bloccare lo sviluppo del Paese”. Così l’ordine del giorno approvato dal parlamentino della Cgil, in cui si richiama il giudizio sulla manovra considerata “sbagliata e da cambiare”. l Comitato direttivo impegna, quindi, “tutte le strutture della Cgil a sostenere il percorso di mobilitazione che sarà definito dalla segreteria nazionale” nei prossimi giorni. Alla luce del testo definitivo del disegno di legge di bilancio “condivide e conferma il giudizio già espresso dalla segreteria nazionale della Cgil” nel documento con le prime valutazioni della scorsa settimana: “una manovra sbagliata e da cambiare che non risponde alle reali emergenze del Paese, a partire dalla condizione materiale dei lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati, cittadini e cittadine”.


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