
(ANSA) – ROMA, 30 APR – “Un comportamento inadeguato,
sconsiderato e carente”. E’ una delle conclusioni della
commissione interdisciplinare convocata dalla Procura generale
di San Isidro per far luce sulla morte di Diego Armando
Maradona, avvenuta il 25 novembre 2020 all’età di 60 anni a
causa di un arresto cardiaco in una casa nel quartiere di San
Andrés, a Tigre. Maradona – come evidenziato dal documento
pubblicato dalla stampa argentina – “Avrebbe avuto maggiori
possibilità di sopravvivenza se fosse stato ricoverato in un
centro sanitario polivalente”.
La Procura ha messo in piedi una commissione interdisciplinare
per capire se sarebbe stato possibile evitare la morte della
stella del calcio mondiale. I lavori, avviati l’8 marzo, hanno
prodotto un documento di 70 pagine, composto da 13 punti,
inviato al procuratore generale di San Isidro, John Broyad.
L’indagine è stata invece coordinata dai pm Patricio Ferrari,
Cosme Iribarren e Laura Capra.
Sono sette le persone la cui posizione è stata approfondita dopo
il decesso del Pibe de oro. A capo del fascicolo ci sono i nomi
del neurochirurgo Leopoldo Luque e della psichiatra Agustina
Cosachov, i medici che avevano in cura l’ex calciatore. Gli
altri cinque operatori sanitari accusati sono lo psicologo
Carlos Daniel “Charly” Díaz, gli infermieri Dahiana Gisela
Madrid e Ricardo Omar Almiron, il medico che ha coordinato il
ricovero domiciliare per la Swiss Medical, Nancy Forlini, e
l’infermiere che aveva un ruolo di coordinatore, Mariano
Perroni.
Il documento spiega come Maradona “fosse un paziente complesso
con molteplici patologie e che non era in pieno uso delle sue
facoltà mentali al momento della dimissione dall’ultimo
ricovero”. Secondo gli esperti, “i segni di pericolo di vita
presentati dal paziente sono stati ignorati mentre a Maradona
non sono stati garantiti controlli e assistenza corretti dal
punto di vista medico, infermieristico e terapeutici nel tempo e
nella forma”.
A Maradona è stato inoltre somministrato “un farmaco
controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci. Non si può
escludere – spiega il documento – che il farmaco abbia avuto
un’incidenza sull’esito fatale”. (ANSA).
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