Sabato 30 gennaio alle ore 21,15 un atteso spettacolo al Teatro Titano, nel centro storico di San Marino: Ivano Marescotti porterà in scena Dante un patàca, il primo dei tre one man show in programma nel cartellone del Titano.
Marescotti, notissimo ed acclamato attore,-dopo avere abbandonato un impiego al Municipio di Ravenna- inizia a calcare le scene nel 1981; si dedica al teatro lavorando fra gli altri con Leo De Berardinis, Carlo Cecchi, Mario Martone, Marco Martinelli, Thierry Salmon, Giampiero Solari, Giorgio Gallione, Sergio Fantoni, Giorgio Albertazzi ed altri; nel cinema viene diretto da Silvio Soldini, Marco Risi, Roberto Benigni, Pupi Avati, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati, Antonello Grimaldi, Klaus M. Brandauer, Nicolas Gessner e dai premi Oscar Antony Minghella, Ridley Scott, Antoine Fuqua e John Irvin.
Dal 1993-94 compie un’operazione di recupero del “suo” dialetto romagnolo e torna al teatro prima con i testi del grande poeta Raffaello Baldini poi con testi scritti da lui, come appunto Dante un patàca per il quale ha ricevuto la medaglia d’oro: “Lectura Dantis” 2007, assegnata dalla Società Dantesca Italiana. Nell’introduzione alla prima edizione di Dante: un patàca, Marescotti, spiegando la scelta del dialetto, l’attore scrive; «(…) Si è discusso a lungo sulle volubili fortune del dialetto e della sua contrapposizione con la lingua italiana. Una contrapposizione forse ancora attuale ma ormai con valori rovesciati. Lo aveva predetto, già nella metà degli anni sessanta, Pasolini; l’abbandono del dialetto è paradossalmente legato spesso alle classi più umili che vedono in esso un retaggio di arretratezza e subordinazione culturale, di passaggio dal dialetto all’italiano è visto e vissuto come gradino di promozione sottile. Ma esso si è vendicato ed è assurto, dal dopoguerra in poi, e soprattutto dagli anni 70, a linguaggio creatore di poesia e dì cultura profonda, una lingua rivalutata dai ceti colti; i suoi autori (Franco Loi, Raffaello Baldini, Tonino Guerra, ecc.) escono dalla quarantena ed entrano nelle collezioni dei classici. Intanto nell’uso orale, quello parlato, il dialetto si dissangua e soccombe all’esperanto televisivo (…)».
Protagonista dello spettacolo è un Dante di Villanova di Bagnacavallo; fugge non si sa perché, inseguito dagli abitanti della cittadina e, naturalmente, si perde. Verrà in suo aiuto “Virgiglio”, il quale parla un linguaggio strano: l’italiano di Alighieri, appunto. “É scòrr còma un lìvar stampea” dirà il Dante, perplesso. I termini sono dunque rovesciati: nel mondo visto dal basso del protagonista, sarà paradossalmente l’italiano di Alighieri a essere incomprensibile, a necessitare di traduzione in dialetto. Marescotti accosta il sommo poeta alla sua reinterpretazione resa da Talanti, al quale non interessa la traduzione letterale ma la loro interpretazione, lo spirito di un’epoca e di un linguaggio, mescolando liberamente l’italiano aulico di Dante al “basso” dialetto romagnolo. Una scrittura scenica originale s’innesta nella tragicità dell’universo dantesco, favorendo però gli aspetti ironici e comici della sua scrittura, esaltati dall’alternanza col dialetto romagnolo. In questo mondo visto dal basso, carnevalesco, popolare, c’è il “povero diavolo” verghiano, il “porobestia” di Meneghello. E c’è il nostro “poar sgrazié”, il nostro “patàca” sradicato e “furastir” che si muove in un mondo contraddittorio. Un grandissimo esempio di talento attoriale, e di grande presenza scenica.
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E’ possibile acquistare i biglietti dello spettacolo presso la biglietteria del Teatro Titano da mercoledì 27 gennaio fino alla data della rappresentazione, ogni pomeriggio, dalle ore 16,30 alle ore 20,30, oppure con carta di credito, telefonando in biglietteria o collegandosi al sito : www.sanmarinoteatro.sm Per informazioni : biglietteria Teatro Titano tel. 0549 88 2416 Ufficio attività sociali e culturali Ufficio stampa – Tel 0549 882544 – ufficiostampa.uasc@pa.sm