Marino lascia ma è guerra col Pd Sogna di correre ancora da sindaco

ignazio-marinoSERPEGGIAVA un timore, ieri a Roma. Che Ignazio Marino stesse architettando una mossa politica per restare in sella e mettere il Pd in minoranza dentro la giunta capitolina. Un azzardo. Anzi, una mossa che più temeraria non si può, per giunta con Vaticano e governo contro e sotto Giubileo. Ma è stata letta anche in questa chiave la decisione presa ieri da Marino di non farsi più intervistare, a sera, da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’. Secondo i suoi più stretti collaboratori, sarebbero stati i suoi legali a convincerlo a desistere per evitare di aggravare la sua situazione rispetto all’indagine che sta svolgendo la Procura di Roma sui suoi rimborsi spese. Il rischio, concreto, era che nuove gaffe (o bugie), sfuggite durante il dialogo, potessero far partire rapidamente un avviso di garanzia per peculato. E questo prima delle dimissioni definitive, ai primi di novembre. Meglio desistere, dunque.

MARINO ha ribadito che lascerà domani («dimissioni irrevocabili in 20 giorni»). Poi, però, si aprirà un’altra partita. Quella che potrebbe vederlo comunque in corsa, alle prossime elezioni, per la conquista di Roma, a capo di una ‘lista Marino’ che avrebbe l’appoggio di Sel, di Civati e, forse, anche di parte della sinistra dem. Marino uscirebbe di scena, ma solo per ritornarci quando comincerà la battaglia elettorale del 2016. Il pubblico c’è, l’elettorato pure. E non è un caso se ieri Matteo Orfini, che su Fb gliene ha dette di tutti i colori, è stato ricoperto di insulti nel giro di pochi minuti. Inoltre, in sole 36 ore, la petizione pro Marino su Change.org per chiedergli di ritirare le dimissioni ha raccolto 27mila delle 35 mila richieste. Così, oltre agli scenari più lontani (elezioni), Marino è tornato al puntiglio di voler uscire a testa alta dal Campidoglio. E novembre è ormai alle porte. Il 5, a Roma, comincia il maxi processo contro Mafia Capitale e tutti sostengono che lui non voglia perdere l’occasione di presentarsi nell’aula bunker del Foro Italico con la fascia tricolore, ‘incarnazione’ di quel Comune di Roma che si è costituito parte civile contro gli imputati e il malaffare. Uscita che, a livello mediatico, lo consacrerebbe come ‘il sindaco che ha avuto il coraggio di sfidare la mafia’ e andrebbe a suo vantaggio.

INTANTO, prima di lasciare, il chirurgo vuole appurare di non avere più per davvero una maggioranza politica. Per questo, ieri ha lasciato il Campidoglio nel primo pomeriggio per poi tornarci per un incontro con i presidenti dei municipi convocati in Aula Giulio Cesare: «Non c’è fiducia, è finita» ha detto. Ma la tentazione della verifica resta: nei famosi 20 giorni le dimissioni le potrebbe sempre ritirare. C’è Sel (4 consiglieri) che ha detto di voler restare a fianco del sindaco e, ancora ieri, Franco Marino, capogruppo della lista Civica Marino in Campidoglio (5 consiglieri) e vicepresidente dell’Aula, si è unito al gruppo dei supporter dicendo di essere pronto alla verifica e ad un sostegno al sindaco. In ultimo è arrivato Riccardo Magi, Radicali: «Se Marino prosegue, lo sosteniamo». Numeri alla mano, tuttavia, su 48 consiglieri, Marino al massimo ne avrebbe dalla sua una quindicina.

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