Marino si difende a colpi di gaffe «Il Papa su di me poteva stare zitto»

Marino-multeSARÀ PURE, come ha sostenuto ieri sera a Piazza Pulita, che contro la sua giunta si è scatenata «un’aggressione straordinaria», per il solo fatto che «si sta facendo un lavoro che dà fastidio ad alcune aree». Ma è anche vero – verissimo – che il sindaco di Roma, Ignazio Marino – è principalmente vittima di se stesso. E delle sue clamorose gaffe. Cambia il mezzo, il momento, ma la storia sembra ripetersi. Se non è la Panda rossa è il viaggio negli Usa, se non sono le bugie sulla posa della prima pietra del nuovo stadio della Roma, è l’invito del Papa poi smentito seccamente. Un gaffeur così grossolano, Marino, da essere riuscito ad annullare, in un battito d’ali, quanto di buono fatto dalla sua giunta dopo Mafia Capitale. Arrivando al punto di rendere la sua poltrona nuovamente in bilico.
Così ieri, conscio del fatto che la sua immagine pubblica era stata ridotta in cenere da quella brutale presa di distanza del Papa, Marino ha pensato fosse il caso di andare in tutte le trasmissioni tv possibili per dire la sua.

UN ERRORE strategico pesante, visto il risultato. Perché – nell’ordine – Marino è riuscito prima ad attaccare il Pontefice per averlo sbugiardato («Non avrei risposto alla domanda su di me»), poi monsignor Paglia («I vescovi curano le coscienze, non altro»), quindi il prefetto Gabrielli («È la mia badante»). Per finire con una perla: «Mi sento più sicuro a Parigi e a Londra che a Roma». Battute che non hanno strappato neppure un sorriso, ma che hanno resa plastica la sua inadeguatezza alla gestione di un appuntamento così delicato come il Giubileo (mancano 68 giorni).
Ieri, per dire, si è tenuta la riunione della cabina di regia Campidoglio-Vaticano sullo stato dei lavori straordinari per l’evento. Marino ha detto di aver trovato «un clima ottimo» Oltre Tevere, ma chi era presente ha raccontato, invece, del «gelo» che ha accolto il sindaco e di quanto sia stata altrettanto «fredda» la risposta di monsignor Fisichella davanti all’esposizione del primo cittadino sullo stato dell’arte. Fatte salve le dichiarazioni ufficiali, tra il Campidoglio e il Vaticano tira aria pesante che i continui cambi di versione sui costi del viaggio a Philadelphia non hanno aiutato a stemperare. Anzi. L’ultima giravolta, con una nuova versione dei fatti, dopo che dal Campidoglio è uscita la cifra di 15mila euro per le spese dei collaboratori. «Il mio viaggio l’ha pagato la Temple University – ha scandito Marino – ma domani (oggi, ndr) pubblicherò sul sito del Comune tutti i miei scontrini di rimborso, così si vedrà che il sindaco spende in media 773 euro al mese in due anni e mezzo di viaggi». Nessuna chiarezza, invece, sull’uso della carta di credito del Comune su cui è in corso un’indagine interna richiesta dai 5 stelle e dalla lista Marchini. Quel che è certo, secondo Marino, è che comunque da questi viaggi Roma ne ha guadagnato parecchio.

IL SINDACO avrebbe portato a casa «promesse di mecenati, tra i 2 e i 5 milioni di euro per i restauri dei nostri beni archeologici e ben 2 mostre». Un risultato (se vero), sostengono le opposizioni, che poteva essere fatto anche senza muoversi da Roma, ma Marino viaggia. Spesso. Troppo. «Non c’è mai». Lui dice che «non ci sono perché non sono un sindaco sceriffo», ma la sua assenza pesa, specie nelle emergenze. Come quella che si vivrà, di nuovo oggi, nella Capitale. Con uno sciopero dei mezzi pubblici che paralizzerà la città. Ma Marino guarda oltre: «Ho sempre detto che farò il sindaco fino al 2023. Poi non voglio sapere più nulla di tutto ciò che ha a che fare con la politica».