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MAURO GAROFALO, L’ULTIMA FORESTA (ABOCA, PP 189, EURO 16)
Feroce e poetico. Nel suo nuovo romanzo, ‘L’ultima foresta’, Mauro Garofalo ci fa sentire la furia assassina degli uomini, la violenza delle catastrofi ambientali, il mondo infernale a cui abbiamo dato vita e la forza della natura selvaggia. Una famiglia che ha perso tutto s’incammina nelle foreste dell’Europa dell’Est nella speranza di trovare salvezza oltre le montagne, dove dovrebbe esserci un campo profughi. La loro fattoria è stata distrutta dalla furia della tempesta, acqua e fango senza via di scampo, ma sono tutti vivi. Maglioni e coperte è “tutto ciò che resta della loro vita fin qui”. Un padre, una madre, i lori tre figli: due ragazzi e una bambina, attraversano i boschi, vagano per i campi, si arrampicano sulle creste mentre un’orsa a cui sono stati uccisi i piccoli cerca vendetta, un branco di lupi vuole sfamarsi e sono in agguato i miliziani. Nella fuga si fanno coraggio, resistono, raggiungono un campo ma non è sicuro, decidono di proseguire, ma le forze vengono meno, uno dei ragazzi muore. Il dolore è assoluto, ma devono andare avanti, ormai sporchi, distrutti.
Ne ‘L’ultima foresta’, pubblicato da Aboca nella collana ‘Il bosco degli scrittori’, Garofalo racconta i migranti del clima che vanno lungo le frontiere del mondo, donne e uomini che tentano di salvarsi, ci porta nella foresta di Bialowieza, al confine tra la Polonia e la Bielorussia, che lui ha visitato nell’estate del 2021, ancora in piena pandemia. “Sei mesi dopo non sarebbe stato possibile perché su una parte di quei territori sarebbe iniziata l’invasione dell’Ucraina disposta da Vladimir Putin” spiega lo scrittore. Dimora degli dei, luogo sacro, la foresta è sovrana in questo libro dove diventa terreno di morte e di speranza in un dilatarsi del tempo reale, onirico e iniziatico. Con spietatezza da far male Garofalo ci racconta un mondo disumano, ci fa vivere nei dettagli la violenza gratuita dei miliziani a caccia del migrante, ci fa sentire i rumori e gli odori del sottobosco, del sottosuolo, delle piante e degli animali. Non fa sconti a nessuno davanti all’emergenza ambientale, s’interroga sul posto dell’uomo nella natura e sulle conseguenze della globalizzazione. Temi di cui si è occupato in tutti questi anni in articoli e reportage, che ha approfondito ed esplorato, confluiti ora in un libro potente. Il suo quarto romanzo, dopo il fortunato esordio con ‘Alla fine di ogni cosa’ (Frassinelli) con cui ha vinto numerosi premi, il feuilleton western ‘Il fuoco e la polvere’ (Frassinelli) e ‘Ballata per le nostre anime’ (Mondadori), senza contare i racconti e i libri per ragazzi e bambini come ‘Manuale per supereroi green’ (Il Battello a Vapore). “La riprovevole puzza della crudeltà umana” però non vince su tutto. C’è quella bambina che ha visto morire i suoi genitori e uno dei fratelli, che ha visto l’orsa sbranare i miliziani, con un vestito bianco in mezzo alla radura, che è un respiro di vita. “Potrebbe essere una sopravvissuta tra le migliaia di migranti climatici in viaggio, in questo stesso momento, in ogni parte del mondo. Siamo stati la causa. Forse un giorno saremo la soluzione” dice Garofalo, 48 anni, cresciuto in Maremma, che vive a Milano dove insegna scrittura al Centro Sperimentale di Cinematografia e Storytelling alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti otre a collaborare tra l’altro con ‘Il Sole 24 Ore-Nova’ e ‘La Stampa-Viaggi’. “Ci sono volte, esistono occasioni in cui le sponde del tuo mondo interiore, i confini di ciò che sei stato fino a quel momento, cambiano” scrive nel libro e servono “parole nuove” per raccontarlo.
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