Maxi appalto Expo, Giuseppe Sala indagato «Vado dal prefetto e mi sospendo»

Giuseppe SalaIl sindaco di Milano Giuseppe Sala è indagato per concorso in falso ideologico e falso materiale. Il primo cittadino stamattina sarà in Prefettura per comunicare la decisione di autosospendersi dalla carica, una decisione maturata nella tarda serata di ieri dopo un consulto con i suoi più stretti collaboratori. «Apprendo da fonti giornalistiche – dice Sala in una nota – che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco». Il nome del primo cittadino compare nel fascicolo aperto per corruzione e turbativa d’asta che riguarda i lavori sull’area dell’Esposizione, la gara più rilevante da 149 milioni di euro. L’indagine della Procura generale di Milano riguarda il super appalto per la realizzazione della piastra Expo. L’iscrizione nel registro degli indagati del primo cittadino esce a seguito della richiesta di proroga delle indagini concesso per sei mesi e avanzata al gip dalla procura generale, che aveva avocato a sé l’inchiesta. Nelle carte si parla di approfondimenti necessari anche alla luce di «nuove iscrizioni», tra cui appunto quella di Sala e di Pizzarotti.

Le questioni che per la procura generale sono da chiarire e non sono state approfondite a sufficienza attraversano tutta la filiera dell’appalto per la Piastra di Expo riguardano la fase pre-gara fino all’esecuzione del contratto. Nel mirino, il prezzo al ribasso assegnato alla ditta Mantovani, di oltre il 41%. Una cifra, per il sostituto procuratore generale Isnardi, non congrua ai prezzi di mercato. A evidenziare i primi comportamenti illeciti in questa vicenda, era stato un rapporto investigativo del Nucleo di polizia tributaria, già nel 2014. Allora, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, tolse l’indagine dalle mani di Alfredo Robledo, estromettendolo nel pieno di uno scontro gestì poi in prima persona il fascicolo. A ottobre i pm Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, titolari dell’inchiesta, avevano chiesto l’archiviazione della indagine perché «nonostante gli sforzi investigativi» non era stata «provata l’esistenza di tangenti», anche se erano emerse «numerose anomalie». Anche l’ex numero uno di Expo, il sindaco Giuseppe Sala, come si leggeva in un’informativa della Guardia di Finanza finita agli atti dell’inchiesta, avrebbe tenuto da commissario un comportamento non «irreprensibile e lineare». Pur «con gradi di responsabilità diversi – scriveva la Gdf – Giuseppe Sala e l’allora general manager Paris attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani (impresa che vinse l’appalto con un ribasso di oltre il 40%, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all’interno della stessa».

SALA, poi, come aveva messo a verbale l’ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, avrebbe detto al manager che «non avevano tempo per potere verificare la congruità dei prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani» nel corso dell’esecuzione del contratto con l’inserimento di costi aggiuntivi, e «per verificare se l’offerta era anomala o meno». Il Resto del Carlino