Giornata pesante sul fronte della cronaca giudiziaria e nera. Da una parte, una maxi operazione antimafia che colpisce al cuore i nuovi assetti criminali; dall’altra, due vicende che riportano al centro dell’attenzione l’emergenza sicurezza nelle città e la tragica ricorrenza della violenza contro le donne.
All’alba, la Polizia ha eseguito misure cautelari nei confronti di 50 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio. È un’inchiesta che non solo ha messo in luce un vasto traffico di droga, ma ha anche svelato i nuovi organigrammi di uno dei principali mandamenti mafiosi della città, ridefinendo gli equilibri di potere all’interno del clan.
Per 19 indagati il GIP ha disposto il carcere. Altri sei sono stati destinati ai domiciliari. Per 25 soggetti, invece, è scattato il fermo. Un numero impressionante che racconta la portata dell’indagine e il livello di radicamento criminale ancora presente sul territorio. Droga, riciclaggio e controllo dei quartieri: un modello purtroppo già visto, ma che continua a rigenerarsi grazie a nuove leve e collegamenti criminali sempre più ramificati.
Dalla mafia alla violenza urbana il passo, purtroppo, è breve. Sempre oggi arriva la notizia di una gravissima aggressione a Roma, fuori da una fermata della metropolitana. Una ragazza di 23 anni ha denunciato di essere stata stuprata da tre uomini mentre tornava a casa. Secondo il suo racconto, due l’hanno bloccata e il terzo l’avrebbe violentata sul marciapiede. Un’aggressione brutale, avvenuta in un luogo pubblico e in orario serale, che rilancia con forza il tema della sicurezza nella capitale. Gli aggressori sono ancora ricercati.
Sul fronte della violenza di genere, intanto, arriva un segnale istituzionale senza precedenti. Nel processo per il femminicidio di Ilaria, studentessa della Sapienza uccisa a 22 anni dal fidanzato, l’università romana è stata ammessa come parte civile. È la prima volta che un ateneo italiano avanza una richiesta del genere e ottiene il riconoscimento. Una decisione che La Stampa definisce “una svolta culturale”.
Il commento di Fabrizia Giuliani è netto: di fronte a queste tragedie la società può scegliere se minimizzare, continuando a relegare la violenza nelle mura domestiche, oppure riconoscerne il carattere pubblico e collettivo, assumendosi la responsabilità di contrastarla. La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ha spiegato che la scelta dell’ateneo nasce dal ruolo educativo dell’università: non solo didattica e ricerca, ma comunità che formano cittadini rispettosi della parità e della convivenza civile. È un messaggio politico e culturale che potrebbe aprire una strada nuova: finalmente le istituzioni che educano non solo osservano, ma intervengono.
Una giornata, insomma, che fotografa un Paese diviso tra repressione necessaria, emergenze che tornano ciclicamente e una società che cerca – con fatica – nuove risposte a vecchi problemi. Mafia, droga, violenza urbana, femminicidi: è un quadro duro, ma che chiama a responsabilità. Perché nessuna riforma, nessuna strategia di sicurezza e nessun programma di prevenzione può funzionare se non si parte da un principio semplice: riconoscere che questi fatti non sono episodi isolati, ma sintomi di una fragilità sociale che riguarda tutti.












