Maxi operazione Mafia Cinese, utilizzata anche fiduciaria di San Marino, oltrechè Italiane ed Europee

La principale attività illegale delle aziende cinesi in Italia era la produzione di merce contraffatta, principalmente capi ed accessori di pelletteria, e nell’evasione fiscale. Vari interventi eseguiti durante le indagini hanno permesso, infatti – spiegano i finanzieri , di confermare come molti soggetti che versano denaro alle varie agenzie erano coinvolti in casi di contraffazione o risultavano aver dichiarato redditi irrisori. Un imprenditore, ad esempio, a fine 2008 è stato fermato in un controllo di routine. Nell’auto l’uomo trasportava, nascosti in un borsone nel vano bagagli, 548mila euro tra contanti ed assegni. L’imprenditore era diretto alla sub-agenzia di money transfer di Prato per inviare il denaro in Cina. Lo stesso dichiarava che il denaro costituiva il “nero” della sua società tessile, sita in Prato, di cui era amministratore. L’azienda, nello stesso anno, aveva presentato una dichiarazione ai fini delle Imposte dirette di solamente ¿ 41.000, occultando, in questo modo, oltre il 93% dei ricavi conseguiti. Le attività investigative hanno portato anche al complessivo sequestro di oltre 780mila articoli contraffatti, mendaci o prodotti in violazioni di norme a tutela del Made in Italy ovvero della sicurezza dei prodotti, fabbricati nell’area fiorentino-pratese oppure qui importati via nave dalla Cina. Nelle operazioni di riciclaggio sono risultati coinvolti anche importatori di prodotti contraffatti che hanno utilizzato la medesima metodologia per trasferire in Cina ricavi derivanti da reati di contrabbando. Dalla Cina è giunta anche manodopera clandestina da sfruttare nelle aziende: giovani donne da impiegare nelle varie “case chiuse” camuffate da centri estetici e di massaggi orientali; uomini e donne da destinare ai laboratori ove lavoravano “in nero” in condizioni disumane. Durante le indagini è emerso, infatti, che molti di tali clandestini erano al centro di una vera e propria tratta di essere umani con un’organizzazione che ha curato ogni movimento dal clandestino, dalla Cina sino in Italia. L’organizzazione, in questi casi, ha curato l’espatrio dei cittadini cinesi, a cui successivamente all’arrivo in Europa, sono stati sistematicamente ritirati i documenti. Una volta arrivati a destinazione, i clandestini sono stati impiegati in condizioni di totale sfruttamento nelle aziende dei loro connazionali. Costretti a vivere sul posto di lavoro, in ambienti insalubri e sporchi, senza i più elementari accorgimenti inerenti la sicurezza sul posto di lavoro e protezione personale. Non infrequenti sono state le vessazioni, pestaggi e minacce di morte per coloro che non avevano saldato il debito con l’organizzazione per l’ingresso in Italia, che ammonta a circa 13mila euro a persona. Altro canale per riciclare il denaro verso la Cina inoltre, è risultato lo Stato di San Marino. Sono stati accertati – sottolineano i finanzieri – contatti di un cittadino cinese con una società finanziaria-fiduciaria con sede centrale e legale a San Marino e sedi in Italia (Forlì, Bologna, Milano) ed Europa (Lugano,

Montecarlo, Lussemburgo, Londra). La società è stata utilizzata secondo le ricostruzioni d ei finanzieri per l’invio in Cina del denaro che il tramite cinese raccoglieva nella comunità dei connazionali nella zona diSesto Fiorentino. L’uomo poi trasportava con la propria macchina, di notte, il denaro nella sede della società di San Marino. Con ogni viaggio venivano trasportati capitali non inferiori ai 50mila euro. Il compenso spettante al corriere era di 40 euro per ogni 10mila euro trasportati. In un viaggio è stato accertato il trasporto di 200mila euro in contanti, chiusi all’interno di una busta.

Fonte: Virgilio Notizie