Una maxi truffa ai danni della Vodafone per centinaia di migliaia di euro. Spacciandosi per grosse società e clienti illustri, come la Rai, testate giornalistiche e colossi industriali, sono riusciti a farsi inviare decine e decine di telefonini di ultima generazione. Un affare colossale e studiato nei minimo particolari. A svelare la truffa è stata la Squadra mobile di Rimini che ha chiuso l’inchiesta nelle settimane scorse, ricostruendo nei dettagli l’organizzazione che aveva messo su una vera e propria catena di montaggio, dove ognuno aveva il suo ruolo.
Otto le persone indagate, tutte residenti tra Rimini, Pesaro e Ancona, accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, sostituzione di persona e falso in scrittura privata. Al vertice della piramide c’era un pesarese, di 41 anni, che gli investigatori ritengono il capo dell’organizzazione, quello che materialmente compilava e inviava falsi contratti alla società telefonica. Contratti che non lasciavano niente al caso, perchè a richiedere 20-30 cellulari alla volta, erano, apparentemente, clienti veri della Vodafone, come ad esempio la Rai, oppure alcuni quotodiani nazionali e grosse industrie. Non c’era motivo di sospettare che dietro ci fosse una truffa, perchè la documentazione che l’organizzazione inviava era perfetta. Recuperavano numeri e sim di utenze intestate a società già clienti (e naturalmente del tutto ignari dei quello che stava succedendo) e con quei numeri compilavano falsi contratti del tipo «Proposta di sottoscrizione offerta sociluzione telefono/rata telefono» che prevedevano per le utense l’invio, appunto, di cellulari di ultima generazione. Di fatto si sostituivano ai legali rappresentanti, con tanto di falsa carta di identità e di timbri delle varie società. La Vodafone credeva quindi di trovarsi di fronte a uno dei loro clienti e inviava la merce agli indirizzi indicati, alcuni dei quali si trovavano a Riccione. A ritirare i ceullari c’erano altri complici che li giravano a chi di dovere perchè venissero venduti. Tra questi, anche un riminese titolare in città di un negozio di telefonia.
Prima che venissero scoperti, i componenti dell’organizzazione hanno utilizzato il ‘giochino’una settantina di volte, tra il 2013 e il 2014, riuscendo a ottenere gratis oltre 430 smartphone, causando alla società telefonica un danno di oltre 200mila euro. Gli indagati, difesi, tra gli altri dagli avvocati Francesca Pieraccini, Piergiorgio Tiraferri e Martina Montanari, hanno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso conclusioni indagini, e potranno chiedere di essere sentiti.
Il Resto del Carlino