Maxiprocesso clan Spada, tre ergastoli: «Associazione mafiosa». Raggi: «Sul litorale di Roma c’è la mafia» La sindaca nell’aula bunker

«Associazione mafiosa». Tre ergastoli per i membri del clan Spada. Davanti agli occhi della sindaca di Roma Virginia Raggi, presente nell’aula bunker di Rebibbia, è arrivata la sentenza per il maxiprocesso al clan Spada. Tre ergastoli e riconoscimento dell’associazione mafiosa. È quanto deciso dai giudici della Corte d’Assise di Roma nel maxiprocesso ad appartenenti al clan Spada. Ergastoli per i capi Carmine Spada, detto Romoletto, per Roberto Spada, già condannato per la vicenda della testata ad un giornalista della Rai e per Ottavio Spada, detto Marco. Diciassette condannati e sette assolti. Condanne per complessivi 147 anni di carcere. I reati contestati vanno dall’associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsione e usura. Inflitti 16 anni a Ottavio Spada, detto Maciste, 9 anni Nando De Silvio, detto Focanera, e 8 anni a Ruben Alvez del Puerto, coinvolto anche lui nell’aggressione al giornalista Rai. Assolti, invece, Armando Spada, Enrico Spada, Roberto Spada detto Ziba omonimo del condannato all’ergastolo, Francesco De Silvio, Sami Serour, Stefano De Dominicis e Roberto Sassi.
«Questa sentenza riconosce che sul litorale di Roma c’è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma. Ringrazio magistratura e forze dell’ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalità. Io sono qui per stare accanto a quei cittadini. Restituire fiducia ai cittadini onesti che per troppo tempo hanno avuto paura». Lo ha detto la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, a margine della sentenza.

La sindaca Raggi si è anche soffermata a salutare la giornalista di Repubblica Federica Angeli che dal 2013 è costretta a vivere sotto scorta dopo le minacce di morte ricevute per le sue inchieste sulla malavita organizzata di Ostia e in particolare sulle vicende legate al clan Spada.

«Sentenza #Spada, vince lo Stato, perde la mafia. Vincono i cittadini! #Ostia». Così il governatore del Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti su twitter.

«La condanna di primo grado per mafia, appena pronunciata dalla Corte d’Assise di Roma, a carico di diversi soggetti ritenuti membri del clan Spada permette di iniziare a dare un nome ben preciso a chi mette quotidianamente in pericolo i cittadini. Si chiamano mafiosi e utilizzano modalità subdole come prevaricazione, ricatto, violenza». Così in una nota i parlamentari del MoVimento 5 Stelle in Commissione Antimafia. «Questa condanna – aggiungono – dimostra che se la criminalità si organizza, lo Stato ha struttura e anticorpi ancora più forti. Se si arriverà a una condanna definitiva dello stesso tenore sarà una vittoria di tutti e un tassello in più per riappropriarsi dei nostri territori, il cui controllo spetta legittimamente alle Istituzioni e non alla malavita».

LA RICHIESTA DEI PM
I pm della Dda di Roma Mario Palazzi e Ilaria Calò avevano chiesto la condanna per ventiquattro imputati: 208 anni di carcere in totale e l’ergastolo per Carmine Spada, detto Romoletto, Roberto Spada, già condannato per la testata a Ostia al giornalista della Rai Daniele Piervincenzi, e per Ottavio Spada, detto Marco. Chieste inoltre condanne a 16 anni di carcere per Ottavio Spada, detto Maciste, a 11 per Nando De Silvio, detto Focanera, e a 8 anni per Roberto Spada detto Zibba, mentre per Ruben Alvez del Puerto, anche lui coinvolto nell’aggressione al giornalista, è stata chiesta una condanna a 10 anni di carcere. Il procedimento è legato agli arresti avvenuti il 25 gennaio 2018 nel corso dell’operazione «Eclissi» in cui i magistrati di piazzale Clodio hanno contestato l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Tra i reati ipotizzati anche l’omicidio, l’estorsione e l’usura. Leggo.it