Mazzette, arrestato vice di Maroni “truccò i bandi per i dializzati”

roberto-maroni-isabella-207434DAL VILLAGGIO natio, Arconate, altomilanese, a Roma, tornando a Milano dove fino a ieri era vicepresidente della Giunta regionale e già assessore alla salute per la Lombardia. Dalle stanze del potere a una cella. Mario Mantovani – mm, come si firma negli sms e come lo chiama il suo entourage – chiude la brillante carriera di politico ed ex senatore forzista per un vizio di entourage. Pressioni, favori fatti e ricevuti, diffuso controllo del territorio. Che il codice penale scompone in reati: concussione, corruzione, turbativa d’asta. E che ieri lo ha condotto in carcere, su ordinanza firmata dal gip Stefania Pepe, la quale ha accolto la richiesta di arresto inviata dal pubblico ministero Giovanni Polizzi quasi un anno fa a compimento del lavoro della Guardia di finanza di Milano con informative, testimonianze e intercettazioni in sequenza fino al settembre 2015. I guai di Mario Mantovani, che oltre al potere politico conta su un patrimonio immobiliare da 11 milioni e 664 mila euro – in abitazioni, case di riposo e strutture riferibili a lui, ai familiari e raggruppabili nelle varie diramazioni della Fondazione Solidalitas –, cominciano nel 2011 con la denuncia presentata da un ingegnere, dirigente del Ministero delle Infrastrutture e trasporti (Alfio Leonardi) in servizio pro tempore presso il provveditorato interregionale delle opere pubbliche. Mantovani viene arrestato con il suo efficiente braccio destro Giacomo Di Capua e con un responsabile unico del procedimento (rup) per interventi di edilizia scolastica, Angelo Bianchi, verso il quale l’ex senatore si è molto speso per mantenergli il ruolo di plenipotenziario dell’edilizia scolastica.

E INDAGATI, e con un ruolo preminente nei movimenti da «entourage» (non a caso così è stata battezzata l’operazione della Guardia di finanza) sono altri dodici, tra cui l’assessore leghista all’Economia Massimo Garavaglia e il dg dell’Asl Milano 1, Giorgio Scivoletto. Le accuse si fondano su fatti che partono dal 2012 fino a tutto il 2014. Mantovani è accusato con Di Capua e con Bianchi di concussione sul provveditore interregionale Pietro Baratono, perché modificasse gli ordini di servizio prima emessi proprio dal vicario Leonardi, il quale ridimensionava gli incarichi sull’edilizia scolastica attributi al Bianchi, e su cui nutriva perplessità per via del processo per corruzione e turbativa d’asta da parte della magistratura di Sondrio. Le pressioni di Mantovani – e confermate negli interrogatori dal provveditore Baratono che le subì – vengono qualificate dal gip «una strategia sempre più stringente di contatti, incontri, sollecitazioni e decise pressioni nei confronti del neo provveditore culminata», minacciando «il pericolo che i lavori pubblici si arrestassero», che i Comuni revocassero le convenzioni.

DI CORRUZIONE l’ex senatore risponde per i tanti lavori di ristrutturazione nelle abitazioni e case di riposo della Solidalitas, compiuti «a titolo sostanzialmente gratuito» da parte dell’architetto Gianluca Parotti, che, non pagato, usufruiva in cambio dell’interessamento del politico per gli incarichi professionali in appalti pubblici – da edifici scolastici e ospedalieri – e sui quali non avrebbe avuto adeguata competenza professionale.
E turbativa d’asta è il capo d’accusa che Mantovani condivide con l’assessore Garavaglia e il dg dell’Asl Scivoletto: un appalto pilotato sulla croce Azzurra Ticinia Onlus a cui confermare il servizio di trasporto dei pazienti dializzati. Un’operazione politica contro chi concorreva «dalla Bassa Italia», per difendere «i nostri Comuni».

La Stampa