Mediaset, Fininvest valuta sequestro azioni in capo a Vivendi

mediasetFininvest pianifica il sequestro delle azioni Mediaset in capo a Vivendi . Secondo quanto ha appreso l’agenzia Mf-DowJones da fonti vicine al dossier, i legali della holding di casa Berlusconi stanno valutando se chiedere al Tribunale di Milano la confisca delle azioni del Biscione rastrellate sul mercato dal colosso media francese.

Il tutto nell’ambito della denuncia per manipolazione del mercato presentata da Fininvest il 13 settembre scorso alla Procura di Milano contro Vivendi , esposto seguito alla comunicazione da parte della società francese di aver accumulato una partecipazione superiore al 12% del gruppo italiano, quota poi incrementata fino al 20%.

La decisione verrà presa all’inizio della prossima settimana, ovvero alla fine dei lavori che stanno coinvolgendo il pool di avvocati coordinati da Nicolò Ghedini, legali che stanno predisponendo un nutrito dossier da presentare nei prossimi giorni ai magistrati. Di recente Fininvest è salita dal 34,7% al 38,266% del capitale sociale di Mediaset e al 39,775% dei diritti di voto, al netto delle azioni proprie pari al 3,795%.

Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha affidato l’inchiesta al capo del pool reati economici, Fabio De Pasquale, e ai due sostituti, Giordano Baggio e Stefano Civardi. Intanto il consiglio di amministrazione di Mediaset è convocato per il 20 dicembre prossimo, meeting che sarà il primo dopo l’ingresso di Vivendi nell’azionariato. L’appuntamento, in calendario da tempo, non ha all’ordine del giorno punti riguardanti il caso Vivendi , ma un generico “aggiornamento” sull’andamento dell’aziende e delle strategie. Tuttavia, le mosse di Bolloré, alla luce dei fatti degli ultimi giorni, non potranno che essere argomento di confronto tra i consiglieri di Cologno Monzese.

Ma anche il governo vigila. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha incontrato oggi a Roma, Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi , secondo una fonte vicina al dossier che non ha fornito ulteriori dettagli sul colloquio. De Piyfontaine si trovava a Roma per partecipare al cda di Telecom Italia di cui Vivendi è primo azionista.

Calenda ha detto nei giorni scorsi che la “scalata ostile” del gruppo di Vincent Bolloré su Mediaset non sembra il modo “più appropriato di procedere” per rafforzare la propria presenza in Italia. “Quando però si tratta di un’azienda che opera in un campo strategico come quello dei media, il modo in cui si procede non è irrilevante”, ha aggiunto il ministro, precisando che “il governo monitorerà con attenzione l’evolversi della situazione”. Nessun incontro, invece tra il manager e il neo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, secondo fonti di Palazzo Chigi.

In mattinata sulla vicenda è intervenuto anche il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri: “i francesi che rastrellano azioni Mediaset possono anche rilassarsi e utilizzare in altro modo le loro ingenti risorse. La scalata in corso non può proseguire”. Come ha puntualizzato, infatti, il comma 4 dell’articolo 15 della legge che prende il suo nome, afferma che le imprese che controllano il 40% dei ricavi complessivi del settore delle tlc non possono controllare più del 10% del sistema delle comunicazioni (Sic) inteso come sommatoria di telecomunicazioni, tv, internet, pubblicità e così via”.

“Ovviamente, controllando Telecom, di cui è largamente il primo azionista, Vivendi non potrebbe conseguire una posizione nel settore delle tlc e delle comunicazioni in contrasto con la norma citata”, ha proseguito il ministro. Tale norma della legge Gasparri è stata poi trasfusa nel testo unico della radiotelevisione dove, con analoghe parole, è stata inserita al comma 11 dell’articolo 43. “Quanti in queste ore stanno mettendo dei paletti non lo fanno per fare dei favori a Mediaset , ma solo in ossequio alla mia legge”, ha concluso.

Nel frattempo il titolo Mediaset a Piazza Affari scambia a quota 3,52 euro, in calo dell’1,23%. Stamane gli analisti di Barclays, in un report intitolato “Da 0 a 20 in meno di tre giorni”, visionato dall’agenzia Mf-DowJones, hanno sondato quali potrebbero essere le finalità della scalata di Vivendi su Mediaset , il cui target price è stato rivisto dal broker da 2,6 a 3,25 euro (rating equalweight).

In primo luogo, in vista potrebbe esserci una fusione tra Telecom Italia e Mediaset , cosa che non è tuttavia possibile a livello normativo, come ha puntualizzato, appunto, Gasparri. La seconda ipotesi è che Vivendi possa aver pensato di perdere la causa su Premium e quindi intenda usare la quota della società come merce di scambio per evitare di pagare un’eventuale sanzione giudiziaria. “A seconda dell’entità della multa attesa questo potrebbe avere senso dal punto di vista finanziario, ma allo stesso tempo potrebbe essere piuttosto aggressivo e rischioso”, hanno osservato gli analisti di Barclays.

Il terzo pensiero è quello di “un grande gioco, ovvero un ampio accordo con Orange . Ci sono stati diversi articoli di stampa sul fatto che Bolloré desiderasse coinvolgere” l’operatore transalpino “in un mega deal con i suoi asset francesi e italiani. Aggiungere Mediaset al mix potrebbe rendere il tutto più grande, ma anche consentire al top manager di avere una maggior quota nell’entità post fusione. Se il suo obiettivo finale fosse quello di essere, con lo Stato francese, il socio di riferimento della realtà derivante dalla fusione, acquistare Mediaset potrebbe aiutarlo a raggiungere il suo scopo. Un deal con Orange avrebbe comunque bisogno sicuramente dell’approvazione dell’Eliseo che è il maggior azionista della società”.

Una quarta ipotesi fa riferimento all’influenza nel consiglio di amministrazione, cosa che “sarebbe difficile anche se non impossibile”, per la banca d’affari, secondo la quale, anche se Vivendi riuscisse a ottenere il controllo del cda, questo andrebbe contro le regole Sic. Infine, in ballo potrebbe esserci un “gioco di lunga durata: comprare tutta Mediaset “. Questo “sarebbe possibile, ma praticamente impossibile a nostro avviso. L’unico modo sarebbe convincere Silvio Berlusconi a vendere. Lo vediamo molto improbabile. Nel lungo termine, comunque, alcuni dei suoi figli potrebbero assumere una visione differente”, hanno concluso a Barclays.

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