Medio Oriente in fiamme: Trump alimenta il conflitto mentre Israele e Iran continuano a scambiarsi missili di morte. La guerra continua…

Negli ultimi giorni, la crisi tra Israele e Iran si è intensificata ulteriormente, con nuovi attacchi militari e dichiarazioni che rischiano di peggiorare la situazione. Al centro delle tensioni, si aggiunge ora la posizione del presidente statunitense Donald Trump, accusato da più parti di aggravare il conflitto con dichiarazioni provocatorie.

Dopo aver lasciato anticipatamente il vertice del G7, Trump ha lanciato un monito severo rivolto agli abitanti di Teheran, esortandoli a “evacuare immediatamente” la capitale iraniana. Questa affermazione ha subito suscitato reazioni critiche, soprattutto da parte della Cina, che ha definito tali parole come “versare benzina sul fuoco”, sottolineando come provocazioni e minacce possano solo peggiorare la già fragile situazione nel Medio Oriente.

Sul fronte militare, l’Iran ha rivendicato un attacco con droni contro obiettivi strategici in Israele, colpendo aree chiave come Tel Aviv e Haifa. In risposta, l’esercito israeliano ha condotto raid su larga scala contro siti militari iraniani nell’Iran occidentale, eliminando anche figure di rilievo come il comandante Ali Shadmani, sostituto del generale Gholamali Rashid, ucciso in un precedente attacco.

Le tensioni sono palpabili nelle città israeliane: esplosioni e allarmi a Tel Aviv, Herzliya e persino Gerusalemme hanno costretto la popolazione a cercare rifugio nei bunker antiaerei, anche se nelle ultime ore l’esercito ha permesso di lasciare temporaneamente i rifugi.

Mentre Francia, Germania e Regno Unito invitano Teheran a negoziare rapidamente e senza condizioni, i leader del G7 ribadiscono che l’Iran rappresenta la principale fonte di instabilità e terrorismo nella regione. In questo contesto, Ursula von der Leyen ha riaffermato l’impegno del G7 per una risoluzione pacifica, auspicando una de-escalation delle ostilità e un cessate il fuoco, anche a Gaza.

Tuttavia, la posizione di Trump si discosta da questa linea di mediazione. Smentendo le affermazioni del presidente francese Macron, che aveva attribuito la sua partenza anticipata dal G7 al tentativo di lavorare a una tregua, Trump ha chiarito che il suo rientro a Washington non ha nulla a che fare con un cessate il fuoco e ha accusato Macron di non comprendere la complessità della crisi.

In un momento di tensione così elevata, le dichiarazioni e le azioni dei protagonisti internazionali rischiano di trasformare un conflitto già pericoloso in una crisi ancor più ampia, mettendo a repentaglio la stabilità dell’intera regione e oltre.