Mediocrità servile … di Sergio Pizzolante

Giovedì da Formigli è andata in onda una nuova serie televisiva sui giornalisti.
In particolare su uno dei mostri sacri del giornalismo: Paolo Mieli.
Non era nelle intenzioni di Formigli, ma alla fine è stato bravo, ha fatto vedere, a chi vuol vederlo, il vero volto di certo giornalismo italiano (non tutto, certo, ecc. ecc…): il volto della mediocrità servile.
Allora, li c’era l’avvocato Amara, quello che ha parlato della Loggia Ungheria( lui dice associazione), professionisti, imprenditori, magistrati, associati per trarre vantaggi personali, per influenzare le nomine dei magistrati e nei ministeri, nelle aziende pubbliche, per fabbricare incarichi, ricche parcelle, carriere, robette così.
Una associazione a delinquere, secondo Amara stesso.
Questo secondo Amara, per carità.
Ma dice di avere prove granitiche, intercettazioni e va a dirlo in televisione.
In stato di libertà. Minchia!
Ma i giornalisti non gli credono, compreso il mostro sacro.
Dai, vala’…..
Dice cose enormi, si aiutavamo il tal magistrato che doveva far passare la prova di accesso a medicina della figlia… boom.
Un giornalista, normale( ce ne sono), chiederebbe dove, quando, chi?
No, niente, fanno finta di non sentire.
Poi Amara lancia la bomba atomica. Quando il Procuratore della Repubblica italiana di Milano, Storari, va da Davigo, altro mostro sacro, a consegnargli i verbali, del suo interrogatorio, sulla loggia Ungheria, l’interrogatorio non era ancora terminato.
Storari disse che l’aveva consegnato a Davigo perché giaceva nei cassetti della Procura. Davigo disse che la Procura aveva accumulato ritardi.
No, dice Amara, era in corso. E aggiunge che chiunque, non magistrato, si fosse comportato come Storari, sarebbe in galera. Di Davigo non dice ma si intuisce. Boom! Boom!
I giornalisti fanno quasi finta di non sentire. Lasciano cadere li le cose. Compreso il mostro sacro.
Perché allora Storari avrebbe consegnato i documenti a Davigo? Durante l’interrogatorio? Perché il Procuratore Greco non procedeva? Per una ingiustizia subita o per un’ingiustizia da far subire ad altri, un ex compagno di corrente di Davigo, ad esempio. Qualcuno dei giornalisti ha fatto questa domanda?
Ed è giustizia questa o associazione a delinquere? Boh!
C’è una sola spiegazione per tutto questo.
Per i giornalisti che non fanno le domande da fare.
Sono stati e sono complici.
Parlo di complicità concettuale, culturale, politica… evitiamo querele, potrebbe capitarmi uno Storari.
Complici di un andazzo, che ha creato un sistema di potere. Quello descritto da Palamara, che somiglia molto a quello descritto da Amara.
Da quando un pool di giornalisti, mostro sacro compreso, si consultavano alle 20 di sera, durante Tangentopoli, per decidere la linea delle notizie del giorno dopo.
Per orchestrare la gogna e santificare le procure.
Va così da allora.
Che domande volete che facciano
Sergio Pizzolante