Meeting: ”Il rinascimento economico delle città-Stato”

E’ il momento della rinascita delle città. Mentre abbiamo le grandi unioni sovranazionali come l’Ue, i mega-Stati come gli Usa, la Cina e la Russia, oggi assistiamo al ritorno della centralità culturale, sociale e finanziaria delle città. Mentre la Gran Bretagna si isola con Brexit, la multietnica Londra si apre al mondo». Così Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, nel seminario su “Prospettive globali di crescita e dinamiche dei piccoli stati e delle città-stato”, tenutosi ieri al Meeting di Cl a Rimini.

«Mentre l’Italia è in crisi, come ha ricordato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, Milano si confronta con Berlino, Parigi e Londra, tornando sul palcoscenico come il Ducato di un tempo e non solo per la moda, il design o la finanza, ma come centro autonomo capace di parlare con il mondo», ha detto Vittadini.

Il fenomeno è globale: piccole città-Stato nel Golfo persico sono “uscite” dal Medio Oriente, sono un centro produttivo a sé. «New York, dicono nel Mid-West, non è l’America, è una città-Stato». E non a caso «Piero Bassetti parlava di glocal, cioè la città che ragiona con tutti come oggi Milano. Le città sono tornate centrali e sono un punto per superare i nazionalismi», ha concluso Vittadini.

Solo una suggestione intellettuale europea? Non proprio. Odd Per Brekk, vice direttore del Dipartimento Asia e Pacifico dell’Fmi, ha sottolineato l’importanza delle esperienze della città-Stato di Singapore e di Hong Kong (sebbene non sia tecnicamente una città-stato) all’interno della robusta «crescita asiatica che quest’anno toccherà il 5,5% sia nel 2017 che nel 2018, con la Cina in crescita del 6,7% e del 6,4% rispettivamente e il Giappone all’ 1,3% nel biennio».

Non a caso Alain Bifani, direttore del ministero delle Finanze in Libano, dopo aver lodato le capacità del principato di Monaco, del Granducato del Lussemburgo, ha detto che «l’obiettivo di Singapore è diventare il Libano dell’Asia». Francesco Confuorti, ad di Advantage Financial, ha ricordato l’attrattività per il business di Singapore e Hong Kong superiori a quella italiana, mentre Domenico Fanizza, direttore per l’Italia, Olanda e Regno Unito della Banca di Sviluppo Africana, ha segnalato il primato del piccolo Stato di Mauritius, al primo posto dell’Ibrahim index of African governance, che segnala il rispetto della legge e dei diritti civili.

Per lo svizzero-egiziano Wafik Grais, presidente della Banca Centrale della Repubblica di San Marino, contestato da alcune donne che hanno estratto dei fischietti coprendo per alcuni secondi il suo discorso, le virtù dei piccoli Stati sono la libertà di fare business, la stabilità macroeconomica e la certezza del diritto.

In fondo, come ha detto Alberto Mingardi, dell’Istituto Leoni, Adam Smith aveva predetto la chiave del successo: «Per condurre uno Stato al benessere serve la pace, tasse accettabili e una tollerabile amministrazione della giustizia». E le città-Stato hanno un Pil pro-capite elevato perché sanno offrire buoni standard di governo.

Il Sole 24 ore