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L’armamentario ideologico c’era tutto. Inni del tipo “fascisti, carogne, tornate nelle fogne”. Pugni chiusi. La bandiera dell’Unione Sovietica. L’immancabile Bella Ciao. I pregiudizi contro la Meloni e la Salvini “fascisti”. Insomma: quella convocata sabato dalla Cgil in risposta all’assedio di Forza Nuova era tutt’altro che una piazza “trasversale”. Al fianco di Landini, Letta, Conte, D’Alema, Bersani e soci c’erano i Trotskjisti, i marxisti, i comunisti, quelli che “per me Castro è ancora vivo”, la falce il martello eccetera eccetera eccetera.
Dopo l’assalto alla sede del sindacato, incredibilmente “permessa” dal Viminale, la politica non ha fatto altro che chiedere al centrodestra di sfilare con gli “antifascisti”. Berlusconi, Salvini e Meloni hanno declinato l’invito. E forse è stato meglio così. Cosa avrebbero fatto i manifestanti se sul palco di piazza San Giovanni fossero saliti i leader della destra? Probabilmente li avrebbero ricoperti di fischi. Per capirlo basta ascoltare le voci raccolte da Quarta Repubblica. Gli inviati di Nicola Porro hanno mostrato i nosalgici dell’Unione Sovietica, quelli che hanno “nell’album di famiglia” la bandiera rossa delle pughe staliniane, dei gulag, dell’invasione di Praga, di Budapest, della Stasi a Berlino. Ecco. Insieme a Cgil, Cisl e Uil ha sfilato anche chi crede che il pugno chiuso significhi “il modo giusto di stare al mondo” (andatelo a dire alle vittime delle Brigate Rosse). Ma pure la “sezione italiana della tendenza marxista internazionale”. E chi crede che paragonare la falce e il martello con i simboli del fascismo sia “revisionismo storico”. In fondo a capitanarli era Landini, uno secondo cui i femminicidi sarebbero il danno collaterale della proprietà privata (l’ha detto davvero).
Come si poteva chiedere a Meloni e Salvini di riconoscersi in quella piazza? Molti dei manifestanti considerano i leader del centrodestra dei “fascisti“, nonostante nessuno dei due leader lo sia veramente. Altri ritengono siano “collusi” con Forza Nuova, quando ne hanno condannato a squarciagola le gesta. Tutti, o quasi, vorrebbero mettere i “fasci” fuorilegge, dunque per proprietà transitiva caccerebbero Lega e Fdi dal Parlamento. Come si può sperare in questo modo nella pacificazione? La verità è che l’ossessione per la camicia nera riemerge ogni volta come un tic al solo scopo di etichettare l’avversario di centrodestra. E magari escluderlo “dall’arco costituzionale e democratico”.
E poi va forse detto che gettare nella spazzatura la falce e il martello, e le violenze che esse rappresentano, non è bieco “revisionismo storico”. Significa fare giustizia alla storia. Non solo per il conteggio banale dei morti prodotti, che fa quasi film dell’horror. Ma perché permetterebbe di chiudere definitivamente il capitolo del ‘900. Per quale motivo si chiede alla destra di tagliare i ponti con i “fascismi”, mentre i “comunisti” possono ancora tranquillamente definirsi tali o comunque rivendicare i valori positivi di quella ideologia? Infine, forse sarebbe il caso di chiedere a Landini, Letta e Conte di prendere le distanze (senza se e senza ma) dalle bandiere sovietiche, dalla stella a cinque punte, dai leninisti, marxisti e castristi. E magari anche da quel manifestante che ai microfoni di Quarta Repubblica ha detto: “La Meloni la immagino più a piazzale Loreto” , cioè impiccata a testa in giù. Oppure, per il solo fatto che hanno sfilato al loro fianco, dovremo considerarli “ambigui” su queste espressioni anti-democratiche?
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