
Giorgia Meloni è tornata a esprimersi sull’ideologia gender tanto cara a una certa sinistra, sottolineando quali sono i rischi concreti di una pressione così forte in quella direzione in un’intervista rilasciata al settimanale Grazia, in edicola da domani. “Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile“, ha spiegato il presidente della Repubblica, che in queste ore è in viaggio per l’India.
L’ideologia gender, il disconoscimento dell’esistenza di due generi distinti, secondo Meloni, andrà a discapito delle donne. Ma non lo dice solo il premier perché, come riportano le cronache, ci sono numerosi gruppi femministi non idealizzati e politicizzati all’interno di una certa corrente, che sollevano i medesimi dubbi: “Oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe“. Le parole del presidente del Consiglio trovano conferme in numerosi casi che vengono riportati, fattispecie estreme che, però, delineano con chiarezza quale può essere la deriva di questa ideologia. Solo poche settimane fa, la Scozia che si fa portabandiera del sistema gender, è stata costretta a fare marcia indietro davanti al caso di un detenuto in carcere per stupro che, dopo essersi dichiarato transgender, è stato assegnato a una sezione femminile, prima di un repentino cambio di idea, visti i pericoli concreti.
Questo è solo uno degli esempi che possono essere portati per spiegare i rischi di un progetto portato avanti senza criterio, per pura ideologia, senza considerarne conseguenze sul mondo reale. Nella sua intervista, Giorgia Meloni si dimostra in tal senso più femminista di molte che sbandierano il woman-power senza concretezza: “Ritengo da sempre che le donne abbiano una grande forza autonoma che vada liberata dai mille ostacoli che la ingabbiano ma anche dai tabù di cui spesso le stesse donne rimangono vittime. Non credono di potercela fare a competere con gli uomini e finiscono per competere tra loro stesse, convinte che ci sia un livello più basso nel quale relegare le proprie competenze“.
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