LA CARTA dell’accordo di ristrutturazione se l’erano già giocata, a luglio. E non è bastata. Ora sul tavolo, per la Mercatone Uno, c’è la posta massima: rinascere o fallire. Va letta così la richiesta di concordato preventivo presentata ieri in tribunale a Bologna dal gruppo imolese di negozi specializzati nell’arredamento low cost e negli elettrodomestici, fondato nel 1974 da Romano Cenni.
Troppo poco performanti quei 79 punti vendita in Italia con 3.700 addetti e 11 milioni di clienti più 30 E’ Oro, schiacciati da una crisi che lascia nel portafoglio delle famiglie ben pochi risparmi da investire in divani e cucine nuove.
Troppo nere le perdite: 4,5 milioni nel 2011 per la casa madre M.Business srl arrivate a 75,4 nel 2013 nonostante i 493 milioni di fatturato. Così i soci storici le famiglie Cenni e Valentini hanno preso la decisione di rimettere nelle mani di un commissario e di un giudice fallimentare il futuro della catena oggi presieduta da Alessandro Servadei e diretta dall’ad Pierluigi Bernasconi, per anni simbolo anche del ciclismo. E mentre i sindacati incassano il colpo che, a quanto si apprende, nessuno aveva loro comunicato formalmente nonostante gli anni di ammortizzatori usati, gli interrogativi restano: qual è il piano da presentare entro 60 giorni al tribunale? A quanto ammontano i debiti, i creditori e la cifra che verrà loro proposta? Quanti e quali negozi resteranno aperti? «SI TRATTA di una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi recita una nota aziendale mentre nessuno della dirigenza ha voluto commentare , particolarmente grave nel settore dei beni durevoli che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell’attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità». Tutto ciò avrebbe «ostacolato l’originario piano di rilancio del gruppo, che negli ultimi 24 mesi aveva comportato il rinnovamento di 26 punti vendita». Ma quel piano aveva significato anche la perdita del lavoro: 236 posti nella rete di vendita (13 negozi chiusi compresi i Tre Stelle) e 80 posti, poi diminuiti, nella sede legale di Imola. Mercatone, nell’assicurare la continuità aziendale, svela che «sono già in corso trattative con potenziali investitori interessati» e «con i quali si sta discutendo il nuovo piano industriale elaborato da AlixPartners e su cui si basa la continuità dell’attività», ma al momento i nomi degli investitori non ci sono.
Il Resto del Carlino