Merkel: “Niente burqa e sharia in Germania. Non tutti i migranti possono restare”

angela-merkelBERLINO – Giacca rosso fuoco, Angela Merkel si è presentata ai delegati confermando le indiscrezioni della vigilia. “Non tutti gli 890mila profughi arrivati qui nel 2015 potranno rimanere”. Ma, ha aggiunto, “ogni singola richiesta di asilo sarà esaminata”. Nei giorni scorsi, l’influente numero due del partito, Strobl, ha fatto capire che la mozione del congresso chiederà un accelerazione e regole più stringenti per i respingimenti e ha dichiarato che 500mila domande di asilo sono state rifiutate. Stamane la cancelliera ha sottolineato che “una situazione come quella della tarda estate 2015 non può e non deve più ripetersi. Questo è e deve essere il mio obiettivo dichiarato. Ci stiamo lavorando da mesi”. Alla fine della sua relazione, chinando il capo ai falchi del suo partito sull’immigrazione, ma ricordando in molti passaggi perché è considerata un baluardo dei valori occidentali, la cancelliera ha incassato oltre undici minuti di applausi, due in più rispetto all’anno scorso, al difficile congresso di Karlsruhe che l’aveva riconciliata con il partito dopo l’autunno dei profughi.

Il congresso della Cdu, quest’anno, non potrebbe svolgersi in un luogo più simbolico. A Essen, capitale del carbone e dell’acciaio e dell’industrializzazione, patria dei Krupp e terra di immigrazione da un secolo e mezzo. Non a caso il sindaco, Thomas Kufen, ha ricordato che “se non ci fossero stati i migranti, io non sarei sindaco di una città bensì borgomastro di un villaggio”. Ma il tono progressista di Kufen non inganni: questo di oggi si annuncia come un appuntamento storico, quello della virata a destra della Cdu, anzitutto sui migranti. La nona conferma di Angela Merkel alla guida del partito – i delegati la votano oggi – le sarà concesso a caro prezzo. Quello di accettare una mozione che esprimerà una severa stretta sui respingimenti e sulle politiche migratorie.

Merkel ha confermato che “vogliamo servire la Germania, voglio servire la Germania”, che sarà dunque per la quarta volta la candidata dei cristianodemocratici alle elezioni politiche del 2017. “Non è stata una decisione semplice”, ha ribadito, mettendo in guardia da una campagna elettorale “che sarà la più difficile. Ci saranno attacchi da destra e attacchi da sinistra, dove numericamente siamo insidiati dalla possibilità di un governo rosso-rosso-verde. Lo dobbiamo impedire”.

Il 2016 è stato per la Cdu l’annus horribilis di cinque elezioni regionali perse con percentuali paurose – in una regione è finita persino terza dietro i populisti dell’Afd. Merkel ha dunque avuto parole chiare anche rispetto al dibattito sull’Islam. “Il nostro diritto – ha precisato – deve avere il primato rispetto a regole di tribù, di clan e anche della sharìa. E il velo integrale dovrebbe essere vietato, ove possibile”. La leader dei conservatori tedeschi – echeggiando la mozione voluta dai vertici – ha anche ricordato che un terzo delle richieste “è stata respinta: quelle persone devono lasciare il Paese”.

La leader della Cdu si è detta inoltre scandalizzata che la gente scenda in piazza contro l’accordo transatlantico Ttip e non per le bombe su Aleppo dei russi e degli alleati di Assad. “Qualcosa non va – ha scandito -. Aleppo è una vergogna, perché non si riescono a garantire corridoi umanitari e che non c’è un’indignazione internazionale” che invece c’è contro il Ttip. Merkel insiste: “Noi vogliamo accordi così, solo così possiamo difendere i nostri interessi e valori”.

E, a proposito di valori, la cancelliera ha ricordato quelli fondanti del suo partito: “La C sta per cristiani, per la difesa della dignità delle persone a prescindere dalla religione, dal sesso, dll’orientamento sessuale, dalle idee”. Nel 1989, ha raccontato, un amico le ha detto “osa andare fuori, osa la libertà. Chi, come me, è cresciuto nella Ddr, sa apprezzare la democrazia”. Un messaggio chiaro ai populismi crescenti, innervati di elementi autocratici e autoritari.

Merkel ha anche detto che l’Europa “non può uscire dalla crisi più debole di come vi è entrata – vale sempre quanto sosteneva Helmut Kohl: l’Europa è una questione di vita o di morte”. Soprattutto, “non possiamo tollerare una seconda crisi dell’euro: dobbiamo rispettare il patto di stabilità”. Per la Germania, la cancelliera promette “un Paese in cui il merito conti” e dopo l’elogio quasi rituale del ministro delle Finanze, Schaeuble, la cancelliera ha parlato di “una grande conquista” riferendosi al pareggio di bilancio ottenuto dal suo ministro più potente nel 2014, per la prima volta dalla fine degli anni Sessanta.

Passaggi importanti sono stati dedicati dalla leader dei conservatori anche a due questioni cruciali. La difesa comune europea e la sfida della digitalizzazione. “La difesa comune europea deve essere rafforzata anche all’interno della Nato. Invece vedo discussioni infinite sul fatto se sia o meno compatibile con Nato”. Quando alla digitalizzazione, per la

cancelliera “pone sfide serie, soprattutto perché non possono essere risolte solo al livello nazionale”. L’accesso a internet “dovrà essere considerato essenziale, come l’accesso all’elettricità o all’acqua”.

la repubblica.it