Un po’ di paura ovviamente l’ho provata, ma alla fine credo che a spaventarsi maggiormente siano stati quei due individui, non solo per il pugno in faccia che ho sferrato ad uno di loro, ma soprattutto perchè per difendermi sono riuscito ad afferrare un coltello decisamente più grande del loro costringendoli di fatto a fuggire».
Nonostante la bruttissima esperienza vissuta, non si è perso certo d’animo Oscar Paolucci, il 36enne di San Severo di Cotignola titolare del chiosco ‘Tantecosebuone’ preso di mira mercoledì sera da due balordi che volevano rapinargli l’incasso. Ricoverato al reparto di chirurgia dell’Umberto I di Lugo, con grande disponibilità ha deciso di raccontare dal letto dell’ospedale quei terribili momenti vissuti poche ore prima.
Innanzitutto come sta?
«Tutto sommato non sto male. Poteva andare certamente peggio. La Tac e gli altri accertamenti a cui sono stato sottoposto qui in ospedale hanno escluso lesioni ad organi vitali dovute alla coltellata che mi è stata inferta».
Cosa è successo esattamente?
«Intorno alle 23.30 è entrato un giovane nordafricano, probabilmente di origine marocchina, chiedendo un crescione. Nel momento in cui scaldavo il crescione dal retro del chiosco, cioè dalla porta di servizio, è spuntato un suo complice, più o meno della medesima età e con tutta probabilità suo connazionale. Persone che non conosco e che non avevo assolutamente mai visto prima».
L’hanno subito minacciata?
«Sì, il giovane entrato dal retro del chiosco impugnava un coltellino e con fare minaccioso mi ha intimato più volte di stare calmo».
E poi?
«Dopo qualche istante l’altro, ossia quello che stava aspettando il crescione, con una mossa fulminea ha afferrato la cassa».
E lei a quel punto cosa ha fatto?
«In quel momento non ci ho ‘visto più’. Anche perchè il giovane che impugnava il coltello ha iniziato a spintonarmi e mi ha sferrato con il coltellino un fendente che mi ha raggiunto all’addome».
Nonostante la ferita però ha avuto la forza di reagire.
«In effetti è proprio così. Nel corso della colluttazione sono riuscito a colpirlo con un pugno sul volto. Credo proprio che l’abbia ‘sentito’, perché la mano mi duole ancora. Anche io però sono stato raggiunto allo zigomo da un pugno».
Insomma, non è stato certo passivo.
«Direi proprio di no. A farli desistere ritengo che abbia contribuito non poco il coltello che sono riuscito ad afferrare, al solo scopo di difendermi. Si tratta di uno dei vari coltelli che utilizzo per il mio lavoro».
A quel punto i due malviventi cosa hanno fatto?
«Hanno detto ‘tieniti i tuoi soldi’, lanciando la cassa con i soldi dell’incasso all’interno del chiosco. Prima di fuggire sono però riusciti ad impossessarsi del mio portafoglio che era su una mensola nel chiosco. All’interno c’erano 60, forse 70 euro, ma soprattutto i documenti».
Un’esperienza da dimenticare.
«In 20 anni di lavoro una cosa simile non mi era mai capitata. Ora spero di essere dimesso al più presto dell’ospedale e di tornare a casa da mia figlia». La Repubblica