«mi prendo tua moglie con tutto il magazzino e quella macchina e me li porto giù a Napoli»

Sarebbe questa l’affermazione che un camorrista dei casalesi avrebbe detto ad imprenditore sammarinese per avere dei soldi che lo stesso avrebbe dovuto dare ad un loro ”assistito”.

E’ quello che viene fuori dall’articolo di Alessandra Coppola del Corriere della Sera.

Un articolo lucido dove si afferma che a San Marino oramai le infiltrazioni camorristiche esistono, ed hanno il nome dei Casalesi.

Quella dei Casalesi – scrive la giornalista – è una camorra imprenditrice», avverte il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore al Corriere Veneto , «ha soldi che deve riciclare, si avvicina al tessuto imprenditoriale più a rischio, quello che non sta bene finanziariamente, e s’inserisce, concede denaro liquido e un po’ alla volta si mangia le imprese». La criminalità campana al Nord ha fatto un salto di qualità: è capace di gestire attività parabancarie più complesse, di ripulirsi e tentare l’ingresso nell’economia alla luce del sole.

Per avere idea dell’ estensione: l’ agenzia di recupero crediti Ises che fa capo a uno degli esponenti di spicco della banda, Franco Vallefuoco, conta sedi da Castelfranco Emilia fino a Pesaro. Per far paura, Franco avrebbe detto a una delle vittime che “Zio Peppe”, boss del gruppo alleato dei Mariniello, «è il capo del clan campano che agisce qui nella Riviera Romagnola e può contare su 300 affiliati…». Dunque: il raggio d’ azione si è allargato. Della presenza di criminalità campana nella zona di Modena c’erano segnali da tempo.