Mi spiace. Ma non ho nessuna stima politica per Enrico Berlinguer! … di Sergio Pizzolante

Io ho un rapporto conflittuale con l’ipocrisia.
Non riesco a farmela amica, nemmeno a conviverci, nemmeno a distanza, nemmeno a distanza di tempo.
Io non ho alcuna stima politica di Enrico Berlinguer.
Nemmeno a distanza di tanto tempo.
Piansi anche io guardando il suo viso nell’attimo della morte. Sul palco.
Mi sta nel cuore quel momento, un uomo che muore, che si sforza di continuare a parlare, quando le parole non vogliono più vivere.
Momento tragico, emozionante.
Ma prima di questo no.
Nessuna stima politica.
Berlinguer, per me è il simbolo della doppiezza comunista.
Scuola Togliatti.
La doppia morale.
Pone la questione morale, mentre il suo partito era totalmente inserito nel sistema del finanziamento irregolare dei partiti. Ci sono ormai molti documenti.
Vota tutte le amnistie.
E mentre prendeva i soldi da Mosca.
Dai russi. Da una potenza nemica.
Quando la morale diventa strumento di lotta politica, di delegittimazione dell’avversario, diventa moralismo.
Se il moralismo diventa categoria politica che vuol segnare la differenza con gli altri, diventa pretesa di superiorità morale.
Razzismo moralista.
Che velocemente diventa giustizialismo.
Odio per gli avversari. Che diventano nemici.
Da combattere con ogni mezzo.
Tangentopoli.
Ancor peggio. Quel moralismo giustizialista, figlio della doppiezza togliattiana, e della “menzogna” staliniana, diventa semina. Per generazioni di uomini e donne che senza la statura di un Berlinguer diventano populisti.
Il giustizialismo che diventa populismo.
È un attimo.
Parti da Berlinguer e arrivi a Travaglio.
O a D’Alema. O peggio, ai suoi nipotini.
Poi potrei scrivere del trattamento riservato ai socialisti.
Ma un’altra volta.
Sergio Pizzolante