Michela Murgia torna sul caso Rovelli, ‘Levi si dimetta’

Michela Murgia torna sul caso Rovelli e chiede le dimissioni di Ricardo Franco Levi, commissario straordinario del governo per la Buchmesse 2024, dove l’Italia sarà ospite d’onore, che prima aveva ritirato l’invito al fisico a partecipare all’evento e poi, dopo le polemiche, lo ha rinnovato.

    “Ieri il presidente dell’Associazione Editori Italiani, Ricardo Levi, ha chiesto allo scienziato Carlo Rovelli, che doveva aprire con un suo intervento la partecipazione dell’Italia alla fiera di Francoforte, di farsi da parte per non causare ‘imbarazzo istituzionale’”, scrive Murgia su Instagram.
    “L’imbarazzo istituzionale deriva dalle opinioni espresse da Rovelli durante il concertone del primo maggio e non importa che Rovelli a Francoforte dovesse parlare di tutt’altro: il fatto di avere espresso una critica politica al ministro della difesa è stato sufficiente a fargli saltare la conferenza. Che cosa è accaduto dopo? Quello che succede normalmente in una democrazia: Rovelli ha pubblicato la lettera in cui gli si comunicava di farsi da parte e si sono sollevate così tante voci per difendere la libertà di parola critica che alla fine persino i ministri Crosetto e Sangiuliano, non proprio campioni della libertà di parola altrui, hanno detto di non aver mai chiesto una cosa simile. L’Aie, associazione di cui Levi sarebbe in teoria il presidente, ha emesso una nota in cui dice di non sapere niente della richiesta e alla fine l’invito a Rovelli è stato rinnovato”.
    “Ma chi ha pressato Levi per zittire Rovelli? Non si sa – continua Michela Murgia – ma pare che abbia fatto tutto da solo, vittima di un terribile attacco di scoliosi morale che lo ha costretto a piegare la schiena ad angolo retto al solo pensiero dell’imbarazzo di un ministro. In un paese normale oggi Levi sarebbe giustamente senza lavoro, invece rilascia una penosa intervista a Repubblica in cui spiega perché non si dimetterà.
    Peccato, perché invece è la sola cosa sensata da fare. Come autrice esposta politicamente non mi sento per niente garantita dall’avere al vertice dell’Associazione Italiana Editori un uomo disposto a vendere il diritto di parola di un intellettuale per compiacere il potere. Come dice Chiara Valerio sul suo editoriale di ieri, è una pura questione di metodo”.


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