MICHELE GUIDI: C’ERA UNA VOLTA L’EDILIZIA SOCIALE

Una lucida analisi del boom e della crisi dell’edilizia a San Marino e una proposta sulla tassazione delle case sfitte 13/10/2010
Sono figlio di un operaio. Sono nato nelle case popolari in via Gino Giacomini. Poi negli anni 70, abbiamo traslocato nelle case popolari di Borgo Maggiore. Nel 1975, finalmente, dopo tante richieste, ci siamo trasferiti nelle case popolari di Valdragone, un appartamento di 120 mq con tre camere, cucina, sala da pranzo e, soprattutto, due bagni ,vasca e doccia. Per mio padre Mario un sogno che si è realizzato.

Solo così si è potuto permettere di pagare una piccola quota che dopo 30 anni l’avrebbe fatto diventare proprietario. In famiglia entrava un unico stipendio e c’erano quattro figli da crescere. Case popolari pensate per famiglie mono reddito e con molti figli. A Valdragone c’erano 30 famiglie, tutte con grossi problemi finanziari, con la difficoltà di arrivare a fine mese, ma tutti allo stesso livello, tutti figli di operai.

C’erano famiglie disagiate, in alcune campeggiava il problema dell’alcool, piccoli furti e droga erano all’ordine del giorno. Eravamo considerati un quartiere allo stesso livello di Scampiglia a Napoli, una sorta di piccolo Bronx visti i fatti che hanno interessato anche la cronaca riguardanti un mio caro amico: lo avevano definito, “piccolo balordo”. Abbiamo vissuto un infanzia e una gioventù particolare, fatta di piccole cose, ma tutte condivise con gli abitanti del ghetto, eravamo una grande famiglia, ne ho un bel ricordo. Poi la politica ha cambiato strategia stanziando un determinato contributo per coloro che volessero acquistare la prima casa. Tutto questo a discapito delle famiglie a basso reddito che non si sono più potute permettere di acquistare la casa, mentre i benestanti avevano accesso al credito agevolato.

Il mercato impazzì, i prezzi delle case salirono vorticosamente, tanto che la politica dovette ogni anno, in occasione della legge finanziaria, incrementare l’aiuto, aumentarono le domande e così via dando vigore al volano del mattone e dei suoi costi. Il lato positivo fu quello della nascita e dello sviluppo delle imprese edili, ricordo lo slogan che ha lasciato il segno: “Appartamenti chiavi in mano”. Ciò produsse richieste di mano d’opera specializzata dai comuni limitrofi, nacquero imprese artigianali, idraulici, elettricisti ecc. La confusione fu grande. Saltarono le regole sugli appalti, il piano regolatore divenne un colabrodo, e ciò fece impazzire il mercato che appariva senza freni e a sviluppo illimitato. Ciò agevolò l’entrata sul mercato dei grandi palazzinari e delle imprese italiane, modificando le dinamiche interne al settore edile, mandando in crisi imprese sammarinesi, favorendo l’ingresso nel settore di speculatori e liberi professionisti, che hanno monopolizzato l’intera filiera del settore. Oltre il denaro, il mezzo di pagamento è diventato spesso quello del baratto: se vuoi lavorare per il mio gruppo invece dei soldi di do un appartamento.
Ma in questo momento di crisi gli appartamenti restano invenduti e sfitti, le imprese che hanno bisogno di incassare per pagare gli stipendi dei lavoratori, si trovano con i conti in rosso e l’ultima cosa che gli resta da fare è fallire!!! Una perdita di capitale umano e di risorse per il nostro paese irrimediabile.
C’è ora la questione sollevata da un istanza d’Arengo in cui si chiede di tassare gli appartamenti sfitti,si presume che siano 8000. “La tassazione degli appartamenti sfitti è uno strumento necessario per fare fronte al pesante deficit delle casse pubbliche” – ha detto Marco Beccari (CDLS). Beccari può avere ragione , ma occorre mettere nero su bianco una proposta. Ecco la mia:
1) Tassare solo le case costruite da almeno 5 anni, quelle di recente costruzione meglio di no. Anzi più si va in dietro negli anni più dovrebbe aumentare l’aliquota;
2) Fissare una tassa annuale sul terzo appartamento di proprietà;
3) Dare la possibilità allo Stato di acquistare ad un prezzo fissato calmierato gli appartamenti sfitti che potrebbero rappresentare il patrimonio della Edilizia Sociale Moderna, da assegnare alle famiglie a basso reddito, a giovani coppie, anziani soli, babbi o mamme separati con figli, coppie di fatto Nulla viene per caso, dei momenti di difficoltà dobbiamo fare virtù, è ora di parlare di politiche sociali vere. (Michele Guidi – Orgoglio Operaio