MICHELE GUIDI (Orgoglio Operaio): Sono nel sindacato e sto nel sindacato.

Non ci sarebbe stata l’emancipazione dei ceti più deboli se il sindacato non avesse trasformato in diritti le rivendicazioni che negli ultimi cento anni gli operai per primi, ma anche gli altri lavoratori dipendenti e i pensionati, i disoccupati, hanno portato avanti a prezzo, a volte, anche della propria vita. Sono anche soddisfatto che il mio sindacato, la Confederazione Sammarinese del Lavoro, abbia tenuto un importante Congresso che ha detto con chiarezza che i lavoratori vogliono cambiare il Paese sulla strada della trasparenza e dell’Europa. Ma di una cosa non sono per nulla soddisfatto: del livello di democrazia che governa il mio sindacato.

E’ questo un aspetto che tanti delegati sottolineavano a denti stretti durante il Congresso, ma di cui è difficile parlare perchè altrimenti si passa per disfattisti. I mugugni ci erano già stati nei congressi delle federazioni dove, dopo le belle parole che dovevano far scegliere alle assemblee i propri rappresentanti e magari fra questi tanti giovani, o almeno tanti nuovi per dare ossigeno ad una realtà che ne richiede moltissimo, invece spesso le logiche che hanno prevalso sono state quelle delle cordate tanto che addirittura qualcuno della politica ha voluto imprimere il proprio segno. Ma nelle federazioni c’è spazio per tutti e sopratutto per quelli che dimostrano di volersi dare da fare. Non è così per il Consiglio Confederale nominato venerdì dai 400 delegati del Congresso. In questo caso infatti ci siamo trovati di fronte a due liste bloccate di 11 nomi sponsorizzate dalla attuale dirigenza che hanno causato l’esclusione di tutti gli altri che non erano compresi nella cordata. E così i bei discorsi sul rinnovamento, la democrazia e i giovani, come accade purtroppo alle elezioni politiche con i giochi delle preferenze e come accade nei partiti, sono stati dimenticati. Il mio rammarico è grande, perchè un’organizzazione che sceglie così il suo gruppo dirigente, senza che ci sia stata la possibilità di una scelta democratica, avrà più difficoltà a far valere il proprio ruolo che deve pensare a tutelare il reddito dei lavoratori, ma anche a far crescere la società.

 (Michele Guidi – Orgoglio operaio)