Siamo persone abituate a faticare per andare avanti, a trainare la famiglia e i figli, a distinguere tra diritti e privilegi, a mostrare coi fatti la solidarietà e a fare politica, quella vera, partendo dalle cose concrete come ha insegnato la cultura dei nostri padri.
Ma oggi la crisi mette in discussione conquiste che sembravano definitive.
Tutto il nostro territorio sta soffrendo, dalla turismo alla meccanica, ma a volte la crisi è una giustificazione per le aziende per realizzare riorganizzazioni che in altri momenti non avrebbero nemmeno pensato. Davanti a certe ristrutturazioni,a dolorose scelte aziendali dovrebbe essere la politica a intervenire, a dettare le condizioni.
Ma la politica industriale è stata dimenticata e tra i politici si fa fatica a trovare qualcuno credibile, ma non vogliamo farci strumentalizzare, stiamo parlando del futuro di centinaia o migliaia di famiglie.
Ma non si può mandarci a casa con un calcio nel sedere, qui non si trova più lavoro bisogna difendere quello che abbiamo.
Il grande filosofo Karl Marx interrogato dalle figlie sull’idea di felicità era solito rispondere: Felicità per me è lottare, anche in questo caso, sapeva ribaltare la melensa ipocrisia dell’ideologia dominante.
Gli operai hanno rilanciato il valore pregnante della lotta per la loro vita, la loro dignità e i loro sacrosanti diritti facendo ricorso a forme inedite di protesta, ovvero salendo in alto, in piazza della libertà in solidarietà ai compagni dell’Alfa -Lum.
Appare sempre più difficile che la Ditta Alfa Lum rinunci ad inviare le 60 lettere di licenziamento che aveva annunciato nei giorni scorsi, anzi secondo indiscrezioni la società starebbe già procedendo alla spedizione.
Ora l’impegno è quello di attivare gli strumenti della mobilità e della cassa integrazione, dare al più presto la necessaria copertura economica ai lavoratori coinvolti e cercare di ricollocare al più presto il maggior numero di professionalità.
Coscienti dell’evidenza che l’autentico dramma della perdita del lavoro in quanto tale non scuote le corrotte coscienze dei nuovi padroni di un’economia iper-finanziarizzata, né smuove i culi di pietra del ceto governante impegnato a compiacersi, le tute blu, questa volta in solido con tecnici, quadri e altre categorie di lavoratori, sono andate sull’etere e hanno ottenuto attenzione, tutto questo nella vicina Italia.
E a San Marino?
La classe operaia non ha spazio nella televisione pubblica, nei giornali, neppure se sei licenziato, in cassaintegrazione, riduzioni di personale, forse tutto questo a San Marino non fa notizia?.
Non solo, i nostri compagni operai italiani, hanno ottenuto spazio sul etere. Hanno mostrato che le classi esistono ancora, che sono più che mai praticati sconci privilegi e che alienazione e sfruttamento sono la regola della radiosa promessa capitalista. L’individuazione di nuove modalità di lotta che tengano conto delle trasformazioni radicali del nostro mondo sono importanti, ma se si limitano all’emergenza finiranno per convertirsi in frustrazione. La marginalizzazione della classe operaia e dei ceti produttivi è il portato dello spostamento dei luoghi di produzione della ricchezza economica.
Oggi l’accumulo di ricchezza si fonda sempre più e prevalentemente sul lavoro-consumo, sulla riduzione dell’essere umano a merce. Diventiamo merce non appena accendiamo il televisore o internet e produciamo ricchezza a favore di altri anonimi. Capirlo è il solo modo per non subire e per capire bisogna, studiare, studiare, ancora studiare.
Purtroppo la crisi continua a provocare i suoi effetti e l’assenza di una politica economica degna di questo nome da parte del Governo provocherà un peggioramento dei conti pubblici per la riduzione delle entrate e di conseguenza un impoverimento per la popolazione soprattutto per le categorie più in difficoltà, pensionati e famiglie monoreddito o basso reddito.
In questo senso non suona dunque sarcastico augurare alla classe operaia del nostro paese, Buona Pasqua?…
Libertà è partecipazione??.
Un saluto da Michele Guidi (Orgoglio Operaio)