Michele Santoro, ‘politica debole, guerra lo ha rivelato’

(di Marzia Apice) (ANSA) – ROMA, 30 AGO – MICHELE SANTORO, NON NEL MIO NOME
(Marsilio, pp.128, 12 euro). “La guerra ha messo a nudo la
debolezza della politica italiana: senza dibattito tra le forze
politiche ci siamo accodati alle decisioni americane. Per me il
conflitto in Ucraina è stato un punto di svolta, mi sono sentito
senza alcuna rappresentanza”. C’è il bisogno autentico di
denunciare con sincerità tutti gli orrori dei nostri tempi,
anche quelli più sottotraccia, ma anche la volontà di provare a
reagire nell’ultimo libro di Michele Santoro, dal titolo
inequivocabile, “Non nel mio nome”, edito da Marsilio e
disponile dal 30 agosto. Un grido di dolore che è anche un atto
d’accusa nei confronti dei politici, così come dei tecnici
chiamati a ‘salvarci’ e di un’informazione con poche voci
libere: pagine amare quelle scritte dal giornalista, che, mentre
dà voce ai problemi dei cittadini, riepiloga dal suo punto di
vista e collega tra loro alcuni dei principali fatti
internazionali e italiani degli ultimi anni, dalle Torri Gemelle
alla pandemia, dal conflitto ucraino ai populismi,
dall’emergenza climatica all’economia. Immutato l’atteggiamento
critico e pungente, a cui Santoro da anni ha abituato il suo
pubblico, così come lo è anche la spinta appassionata a trovare
una possibile uscita dal baratro: ecco perché il libro propone
un’analisi impietosa dei fatti, ma anche più di un’indicazione
per il prossimo futuro, quasi una chiamata all’azione. “Questo
libro è una manifestazione sentimentale per me, è un messaggio
di fiducia, per farla ritrovare a chi l’ha persa. Poi chissà, se
attorno alle mie idee si riuniranno più persone, allora forse si
potrebbe dar vita anche a un programma politico”, dice Santoro
in un’intervista all’ANSA, “la sensazione che provo io è è
comune a una parte importante della società italiana,
sicuramente ad alcuni settori più marginali sotto il profilo
economico sociale, ma anche a molti intellettuali che si sentono
privi di un punto di riferimento politico. A questo senso di
vuoto abbiamo reagito in passato turandoci il naso con un voto
utile o votando il meno peggio. Ora con la guerra si è creato un
abisso”. Amareggiato per aver ricevuto più volte esponendo le
sue idee, in primis il netto no all’invio di armi in Ucraina,
l’accusa di essere “filorusso” o “putiniano” (“la cosa più
dolorosa è esser stato etichettato come indifferente ai massacri
russi e alla responsabilità di Putin”, dice), il giornalista
sottolinea l’impossibilità di un dibattito costruttivo: “le
persone che la pensano come me sono di fronte a un muro, c’è una
barriera profonda. In fondo chi è favorevole all’invio di armi
può comunque provare a capire chi non lo è, si tratta di due
sensibilità diverse”, afferma, “le mie posizioni non sono poi
troppo lontane da quelle di Papa Francesco, ma è più facile
polemizzare con me che con lui”. Le elezioni saranno una svolta? “Non faccio appelli al non voto, a questo punto è una scelta
individuale. Andrò al seggio come sempre e lì deciderò se
annullare o mettere la croce su qualche lista per disperazione.
    Ormai abbiamo spostato sempre più in area virtuale una
dialettica sociale: il dibattito non attraversa luoghi reali,
come periferie o fabbriche. C’è uno scollamento tra il nostro io
virtuale e quello reale”, spiega, “io vorrei un governo che
presentasse bilanci seri: si dice che tecnici ci salvano, ma i
dati peggiorano. La verità è che è lampante l’impreparazione e
la mancanza di visione dei politici. Stanno convergendo tutti
verso il centro. Anche la stessa Meloni già sta tentando di
cancellare le tracce della sua storia”. E il Movimento 5 Stelle?
L’ha delusa? “Il governo Conte con Salvini l’ho trovato
aberrante. Ma la scomparsa del maggiore pensatore del movimento,
ossia Casaleggio, e contemporaneamente il grande consenso
ottenuto hanno creato questa situazione. Hanno provato a
impiegare il successo. Ma bisogna sapere da dove si viene e dove
si va: l’empirismo senza visione porta a Di Maio, che prima
diceva alcune cose e ora ne dice altre. Anche Conte ora è
cambiato, io ho cercato di dialogare ma il tentativo non è stato
ben accetto”. Pochi giorni fa ha annunciato Mondo Nuovo, il suo
nuovo progetto, anche editoriale. Se punta sui giovani, ancora
ha fiducia nel cambiamento. “Ho passato tutta la mia vita con i
giovani. Ci credo ancora, io posso dare contributo ma poi da
loro deve venire la scintilla”, conclude, “è meglio avere una
voce in più nell’informazione. Io però voglio giovani
giornalisti non realisti, ma mossi dalla passione. In passato ho
fatto cose che sembravano impossibili. Vedremo se andrà così
anche questa volta oppure no. Non c’è niente che mi emozioni di
più della paura di perdere”. (ANSA).
   


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