
(ANSA) – ROMA, 19 FEB – Si sono concluse da pochi minuti le
operazioni di sbarco, nel porto di Civitavecchia, delle 156
persone soccorse in mare dalla nave Life Support di Emergency il
16 febbraio scorso. I naufraghi provengono da Bangladesh,
Pakistan, Sudan, Eritrea, Egitto, Gambia, Chad, Camerun, Senegal
Mali, Nigeria, Costa d’Avorio e Guinea Konakri. Tra di loro ci
sono due donne (di cui una madre di tre bambini tra i 7 e i 10
anni) e 28 minori non accompagnati.
Molti naufraghi hanno raccontano ai soccorritori di essere stati
reclusi arbitrariamente in Libia dove hanno subìto violenze. “Oggi è il primo giorno della mia vita – commenta Iusef, uno
degli uomini soccorsi, che sul corpo ha i segni delle violenze
subite in Libia -. Non volevo passare la mia vita a fare il
soldato e far la guerra per cui ho lasciato il mio Paese dopo
aver terminato le scuole superiori. Mio fratello minore ha
deciso di partire con me ma purtroppo in Libia siamo stati
divisi e ora non ho idea di dove sia”. Tra i minori non
accompagnati presenti a bordo anche Keda che racconta di avere “viaggiato solo per due anni”. “Sapevo che non c’era nessuno ad
aiutarmi e che ero l’unico che si sarebbe preso cura di me.
Molte volte ho pensato ai miei genitori, rimasti in Nigeria.
Adesso mi sento addosso un’enorme responsabilità, la mia
famiglia ha fatto enormi sacrifici per farmi arrivare fin qui e
io ora farò altrettanto per loro”, aggiunge. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte