Una guardia costiera e di frontiera europea per controllare i flussi di migranti verso l’Unione europea e all’interno dell’Unione. È l’accordo raggiunto dai ministri dell’Interno Ue nella riunione a Lussemburgo. Un via libera politico chiaro, ora cominceranno le discussioni con il Parlamento, con il voto finale atteso entro giugno e la benedizione dei capi di stato e di governo. L’obiettivo è che la guardia costiera sia operativa già da settembre sulla base della convinzione che sulla rotta Mediterranea tornerà la massima pressione. Non c’è molto tempo, ma sia la Commissione europea sia i ministri dell’Interno sono convinti che tutti i dettagli tecnici saranno pronti entro quattro mesi.
La Guardia costiera e di frontiera europea riunirà l’Agenzia per la guardia costiera e di frontiera istituita da Frontex e le autorità degli Stati membri responsabili della gestione delle frontiere, che continueranno a occuparsi delle attività ordinarie. Il punto chiave del nuovo sistema, ha indicato il ministro dell’interno Angelino Alfano, è l’istituzione di un ufficio europeo per i rimpatri, a conferma dell’«approccio comune» nella gestione dei flussi dei richiedenti asilo. L’ufficio per i rimpatri farà parte della struttura della Guardia costiera e di frontiera e ogni Stato manterrà «punti di contatto nazionali».
La nuova guardia costiera e di frontiera europea disporrà di una squadra di riserva rapida di guardie costiere e di un parco di attrezzature tecniche. Complessivamente l’Agenzia potrà contare su almeno 1.500 esperti, il cui intervento potrà essere dispiegato entro tre giorni. Per la prima volta potrà procurarsi le attrezzature autonomamente e attingere a un parco di strumenti tecnici messo a disposizione dagli Stati membri. «La carenza di personale e attrezzature per le operazioni alle frontiere europee sarà un ricordo del passato», commenta una fonte comunitaria.
Si prevede che entro il 2020 la nuova Agenzia avrà mille dipendenti a tempo indeterminato (più del doppio rispetto a Frontex), incluse le forze operative sul campo. Sarà istituito un centro di monitoraggio e analisi dei rischi per controllare i flussi migratori verso l’Unione europea e al suo interno: dovrà svolgere analisi dei rischi e la valutazione obbligatoria delle vulnerabilità. Inoltre, si prevede la possibilità di distaccare funzionari di collegamento negli Stati membri per garantire una presenza sul terreno laddove le frontiere sono considerate a rischio.
Quanto al cambiamento delle rotte dei migranti, il ministro dell’interno Alfano ha indicato ai giornalisti che attualmente «non c’è evidenza» di un incremento dei passaggi nel Mar Mediterraneo verso l’Italia. «Si registra soltanto un lieve aumento di arrivi dal Mediterraneo centrale rispetto allo scorso anno, e per ora non abbiamo neppure evidenza dell’aumento della pressione migratoria sulla rotta adriatica». La speranza è che il processo di stabilizzazione politica in Libia «possa contribuire alla stabilizzazione nel Mediterraneo centrale», ha aggiunto il ministro.Il Resto del Carlino