Migranti nell’inferno libico: “800mila in arrivo in Italia”

L’Italia in campo per mettere fine alla crisi, ma i pericoli per Roma sono molti, dalla tenuta del governo al gas di Eni.

Il premier del governo di accordo nazionale libico, Fayez al-Sarraj, parla chiaro ai microfoni de Il Corriere della Sera: la battaglia di Tripoli rischia di far sprofondare la Libia occidentale in un abisso in cui la prima vittima potrebbe essere anche l’Italia. L’appello di Sarraj tocca nel profondo le corde del cuore del governo italiano, che sulla questione migranti sembra essersi definitivamente spaccato.

Il Movimento Cinque Stelle sostiene una linea più appiattita sul diritto internazionale e sulle aperture delle porte ai rifugiati libici. La Lega, invece, tira immediatamente il freno. E la scelta di Matteo Salvini di schierarsi contro l’avanzata di Khalifa Haftar – accusando la Francia, tessendo la sua rete con gli Stati Uniti e con il governo di Tripoli e della città-stato di Misurata – è servita a far capire che per il suo partito, l’interlocutore privilegiato resta Sarraj. E con lui Ahmed Maitig, vice premier libico e esponente della la “Sparta libica”: Misurata. Lì dove sono i nostri soldati.

In queste ore, l’Italia ha messo in campo tutta la sua strategia. Dopo il vertice di Giuseppe Conte con gli emissari di Haftar (pochi giorni prima, gli stessi avevano incontrato i vertici francesi a Parigi), è il turno del vice di Sarraj e del ministro degli Esteri del Qatar a Roma. Loro rappresentano l’asse con cui l’esecutivo giallo-verde punta a mettere un freno all’avanzata di Haftar su Tripoli. Una campagna militare che si sta arenando dopo la speranza del Blitzkrieg dei primi giorni di operazioni. La situazione sul campo si è fatto molto più complessa: una compagnia del generale si è consegnata agli uomini del governo di Sarraj. E mentre la battaglia infuria sul fronte meridionale della capitale, Haftar è volato a Mosca e al Cairo per chiedere sostegno militare e di intelligence. Qualcosa non torna: ma la “volpe del deserto” libica ci ha abituati a repentini cambi di strategia e sorprese quando tutto, per lui, sembrava perduto.

La questione per l’Italia è grave. E sono ore frenetiche. L’appello lanciato oggi da Sarraj è stato cristallino. Ha parlato della crisi in Libia parlando di centinaia di migliaia di libici pronti a partire dal loro Paese per raggiungere l’Europa e quindi l’Italia. La rete dei trafficanti di esseri umani è pronta a mettersi in moto per riattivare un circuito criminale che l’Italia, con un lavoro incessante con tutte le fazioni libiche, aveva cercato di frenare. I risultati ottenuto negli ultimi mesi sulla rotta del Mediterraneo centrale potrebbero essere spazzati via in un colpo. E se è un problema per la sicurezza italiana, lo è anche dal punto di vista elettorale per Lega e Cinque Stelle, che sull’immigrazione hanno costruito una grossa fetta del proprio consenso popolare. Il Giornale.it